venerdì 25 novembre 2011

RIFLESSIONE ARGUTA

Monti non è Don Camillo e neppure Peppone.   

 

Mi piacerebbe dire che Don Camillo e Peppone avrebbero sostenuto il governo Monti.

(Il Messaggero del 25 nov. 2011)
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E' una esemplificazione molto realistica, che ho già scritto, sostenendo che Monti avrebbe potuto essere ministro delle finanze sia del centro-destra che del centro-sinistra.
Monti è l'uomo delle vie di mezzo, da adeguare al momento contingente:non è liberista in quanto non sostiene l'economia della finanza; non è marxista massimalista perchè conosce il valore ed il potere del "capitale". Ma è la persona giusta per riconoscere a tutti, indistintamente a tutti, il possesso del proprio capitale, che per taluni è il denaro accompagnato dalle capacità imprenditoriali, per altri le idee, per altri ancora la capacità lavorativa. Sa bene Monti che lo sviluppo umano e il progresso tecnico ed economico non può avvenire se non facendo incontrare in un unico disegno i "capitali" di ciascuno, nelle forme paritarie di intervento, anche se differenziati nel rendimento; ma tale rendimento non deve permettere lo sfruttamento di nessuno, ma il giusto compenso per il proprio capitale investito.
Il liberismo, nella sua forma più esasperata rappresentata dal berlusconismo, non riconosce parità di diritti, così come non riconosce la democrazia e i limiti che impone la nostra Costituzione, che vuole evitare il ripetersi di tragici eventi come il fascismo; Berlusconi attacca la Costituzione perchè non permette ampi poteri al premier, con un progetto di ristrutturazione della medesima ai limiti dell'autoritarismo.

Intanto Berlusconi , finalmente, tace; ma si tratta solo di strategia, al fine di evitare che gli elettori italiani si soffermassero sui paragoni tra l’ex--tutto e Mario Monti, ben sapendo di uscirne mortificato.  Per adesso ha ben altro a cui pensare; ci sono i tribunali penali che lo attendono , molto presto, anche i tribunali fallimentari, infatti:

Mediaset          h. 13,30    € 1,87    max dell’anno  4,99    perdita 62%, pari a 4 miliardi di euro

Mondadori       h. 13, 30     1,24   max dell’anno  2,90    perdita 58%  pari a 1,5 miliardi di  euro

Mediolanum    h.  13,30   e 2,44    max dell’anno   4,09   perdita 40%  pari a 2,6 miliardi di  euro 

 

Ricordo che la grande crisi del 1929 fu provocata da una caduta delle quotazioni in borsa, che persero in un mese il 40% …. Qui siamo oltre il 60%, considerato dagli analisti un punto di non ritorno.

 

Rosario Amico Roxas