martedì 27 dicembre 2011

Pogrom torinese

Che cosa sono per la maggior parte di noi i campi nomadi? Un «non-luogo», un luogo in cui abitano persone che non conosciamo, che non vogliamo conoscere, perché i nostri pregiudizi li definiscono ladri, sporchi, inaffidabili, bambini compresi. Perché spendere soldi pubblici per portar loro l'acqua, luce, e servizi pubblici?
Perché dare una istruzione ai loro figli? Perché l'assistenza sanitaria? E' questa una «cultura»» diffusa. Il 10 dicembre, nel giorno che ricorda la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, una ragazzina si inventa uno stupro a opera di stranieri. Subito si organizza una manifestazione di solidarietà con la vittima, cui partecipano anche politici. Nella manifestazione ci sono persone che vogliono «dare una lezione» ai responsabili, che sicuramente sono Rom del vicino campo. Lo diceva anche La Stampa che nel titolo dell'articolo che raccontava lo «stupro» scriveva: «Mette in fuga i due rom che violentano sua sorella». Nessun dubbio: sono «loro». Così,  all'insegna del «ripuliamo il campo nomadi, diamogli fuoco, bruciamoli vivi», si organizza la tragedia. Dopo l'inno leghista alla «pioggia che sgombera il campo nomadi», siamo al pogrom e, attorno, si respira approvazione. Quelli che stanno in alto si sdegnano.
Giorgio Gardiol