giovedì 29 dicembre 2011

SONO TORNATI A BRACCETTO

 «Come ai vecchi tempi delle cene di Arcore, Lega e Pdl a braccetto, stavolta a difesa dei doppi incarichi tra sindaco e senatore...». Usa l’ironia ma non sorride Marco Follini, Pd, presidente della Giunta per le elezioni del Senato, per commentare il voto di ieri, con cui sono stati “salvati” due sindaci-senatori del Pdl da una recente sentenza della Corte costituzionale che impedisce i doppi incarichi. 

Dunque il voto della Giunta del Senato pesa di più di una sentenza della suprema Corte?

«In punta di diritto è così, politicamente è una follia che stride con lo spirito del tempo e con l’esigenza di dare a noi stessi e al nostro lavoro parlamentare un briciolo di dignità». 

Ora dovrà pronunciarsi l’aula di palazzo Madama o i due “incompatibili” sono salvi? 

«In casi come questo la partita si chiude in giunta. Noi abbiamo esercitato tutte le pressioni possibili per evitare che finisse così. Ma ci siamo trovati davanti una ex maggioranza tetragona nella difesa di un principio insostenibile ed è prevalsa la forza dei loro numeri. Che ha prodotto una decisione di stampo nordcoreano, così i due sindaci restano indisturbati al loro posto. Almeno fino alla fine della legislatura...», perché dalla prossima i doppi incarichi non saranno possibili». 

Come valuta l’atteggiamento della Lega?

«Confesso che mi ha stupito vedere i leghisti a difesa dei sindaci di Molfetta e Afragola...».

Proprio ora che erano tornati sulle barricate... 

«Il rapporto di complicità che ha legato in questi anni la Lega al sistema berlusconiano ha ancora una sua forza, non evapora di punto in bianco col mutare delle collocazioni parlamentari. E poi non ho mai avuto grande fiducia nella coerenza tra certe parole d’ordine di combattimento e certe comodità di potere che fanno parte della più recente biografia leghista». 

Ora c’è un doppio binario: i sindaci deputati devono scegliere mentre i senatori no.

«Serve una legge che risolva il problema alla radice. Con alcuni colleghi senatori l’avevamo presentata nel 2008, è stato un errore non portarla in porto». 

Le opposizioni sono uscite dall’aula della Giunta, compreso lei che ne è presidente.

«Certamente, sono uscito anch’io che pure non ho mai avuto tentazioni aventiniane. Ma volevamo dimostrare che a questo voto non concedevamo neppure la nostra contrarietà. È una ferita politica grave, siamo usciti per rendere plastica la nostra protesta radicale». 

Qual è secondo lei l’aspetto più grave della scelta fatta da Lega e Pdl? 

«È già difficile fare bene un mestiere, ed è impossibile farne bene due. Quando si sommano gli incarichi di sindaco e parlamentare si crea una struttura di potere che rende difficile il ricambio, su entrambi i fronti. Per capirci, un sindaco ha più chances di essere ricandidato».

(L’Unità, 22-12)