domenica 27 maggio 2012

QUEL SILENZIO DEI GRANDI SUI DETENUTI PALESTINESI

 Prof. Henry Siegman, ordinato rabbino ortodosso dalla Yeshiva Torah Vadaath e cappellano militare nella guerra di Corea, è stato Executive Director dell’American Jewish Congress (dal 1978 al 1994) e del Synagogue Council, Senior Fellow al Council on Foreign Relations. I suoi scritti sono pubblicati dai maggiori quotidiani Usa e dalla New York Review of Books. Il prof Siegman ha scritto: «I fondatori del sionismo furono fra i leader più illuminati e progressisti del mondo ebraico…loro non erano razzisti… Ma il governo Nethanyahu ha provato che, benché il sionismo non sia razzismo, ci sono dei sionisti che sono razzisti. Nel 1980 molti nell’establishment ebraico americano parteciparono alle dimostrazioni contro il regime dell’apartheid in Sud Africa. La battaglia contro l’apartheid era considerata – non solo dai liberals – una causa ebraica. Oggi in Israele l’apartheid, non è una possibilità futura come molti non hanno smesso di ammonire, ma è una realtà attuale. Nethanyahu e il suo governo si sono impegnati a travestire il loro regime di apartheid de facto fingendo che lo status quo nei territori occupati sia temporaneo… ».

In questo regime di apartheid creato progressivamente dal governo Nethanyahu vedono la luce tutte le vessazioni tipiche di tali regimi. Oggi, detenuti palestinesi in sciopero della fame per protestare contro le illegali detenzioni amministrative e le brutali condizioni di detenzione, subiscono ogni sorta di violenza punitiva fisica e psicologica, due di essi Bilal Thaer e di Diab  Halahleh, in sciopero da 67 giorni rischiano la vita. Il silenzio dei grandi della terra è assordante.

(Moni Ovadia, L’Unità 12 maggio)

  (22 maggio)