lunedì 6 agosto 2012

Io omosessuale marocchino islamico e immigrato

«CARA FAMIGLIA, IO VI TENDO LA MANO. VI PREGO SOLO DI NON FARMI SENTIRE UN PARIA. Un miscredente. Io sto, a modo mio, nella continuità della vostra storia. Dalle origini. Io non posso offrirvi niente perché voi siate socialmente fieri di me. Oggi. Non è questo il mio obiettivo. Io non amo la fierezza, sentimento che rende immobili. Io sogno il dialogo».

Inizia così la lettera dello scrittore Abdellah Taia inviata alla madre. Omosessuale e marocchino: una realtà che espone molti fuori dal Marocco a discriminazioni multiple, perché gay e immigrati, e che impone grandi sforzi perché non scattino irremovibili chiusure. Molto spesso nei Paesi di approdo le comunità di origine sono più radicate nei valori tradizionali e purtroppo anche nei pregiudizi di quanto non sia chi rimane in patria. Il tema, al centro della bellissima missiva di Abdellah, pubblicata in un quotidiano nazionale in Marocco, è stato ripreso in questi giorni dal film I am gay and Muslim. Documentario del giovane regista Chris Belloni già presentato al festival Mix di Milano, sta facendo il giro delle rassegne internazionali e verrà proiettato in Paesi dove è notevole il tasso di omofobia. Belloni ha vissuto per quasi tutto il 2011 in Marocco e ha contattato i suoi intervistati mettendo un annuncio in una chat. Hanno risposto numerosi. Raccolte oltre 50 storie, il documentario passa al setaccio le vite di Azar, Samir, Soufian, Abdelwahid, Rayan e il francese Sébastien, compagno di Rayan. Samir è stato sposato, ora è divorziato e padre. Abdelwahid è stato oggetto di lunghi pedinamenti da parte del genitore deciso a spiare i suoi incontri. Samir vive alla luce del sole il suo amore, Azar al contrario finge di amare il calcio per confermare l'idea che lui sia un vero «macho».
Tra immagini bellissime del Marocco che fanno da sfondo al racconto degli intervistati, spiccano le parole di Azar: «Dentro di me c'è un bambino che applaude e dice: "Si, Azar, sei gay e devi esserne orgoglioso!". Poi, quando mi ritrovo in mezzo alla gente, dentro di me c'è un uomo adulto che dice:"Ascolta, sei ancora in Marocco, le regole non sono cambiate e devi stare attento"».
Non tutti nella pellicola mostrano il volto: essere gay in Marocco può costare tre anni di carcere. Una realtà resa nota anche grazie alle opere edite in Italia da Playground di Rachid 0 e Abdellah Taia che vivono entrambi a Parigi. Nella lettera alla madre, Abdellah si definisce «scandaloso» e manifesta il desiderio di spiegarsi ai suoi cari che non hanno letto bene il messaggio annidato nelle sue opere. Nei suoi libri l'omosessualità non è dimensione separata dall'appartenenza al proprio Paese, alla religione islamica, dalla vocazione politica, ma è un grido che rivendica dignità rivolto a tutti coloro, familiari compresi, che tendono a considerare i gay come «paria». « Al di là della mia omosessualità, che rivendico e di cui mi faccio carico - scrive l'autore -, so che cosa vi sorprende, cosa vi fa paura: che io vi sfugga. Io sono sempre lo stesso, sempre magro, sempre questo eterno volto di bambino, eppure non sono più lo stesso .... Mamma: lo so che tu non condividi le mie scelte, ma che continui a pregare per me. E questo mi commuove, Io ho bisogno di credere che anche tu reinventi il mondo e le preghiere musulmane»
Delia Vaccarello
(L'Unità, 18 luglio)