martedì 4 settembre 2012

E’ scontro tra il cardinale e De Magistris

NAPOLI - Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, replicando al cardinale Sepe sul tema della prostituzione, rivendica la laicità dell'amministrazione comunale e delle sue linee di indirizzo pur nel rispetto della Chiesa. «Questa amministrazione - ha detto il sindaco, rispondendo alle critiche dell'arcivescovo in relazione all'ipotesi di realizzare zone a luci rosse lo dico da cattolico, ma soprattutto da sindaco e amministratore laico, rispetta tutti e prende in considerazione la Chiesa, soprattutto il Vangelo e chi lo pratica, ma non accetta diktat da nessun potere». «Unico giudice» dell'operato dell'amministrazione, ha sottolineato de Magistris, «sono i cittadini ai quali ho deciso di dedicare in modo assoluto e senza alcun risparmio di energie la mia vita e il mio impegno civile per cinque anni».
Il sindaco, pur rimarcando la laicità dell'azione sua e del Comune, sottolinea che «il popolo cattolico è stato e sarà sempre un mio interlocutore, come lo sono tutti i cittadini, che sanno riconoscere che il "prendersi cura" è un dovere di un'amministrazione e significa anche e soprattutto occuparsi dei più deboli e discriminati a partire dalle loro condizioni materiali ma anche dalle discriminazioni nei diritti». In questa direzione, il sindaco rivendica la decisione di costituire il registro delle unioni civili «come forma di progresso, anche rispetto alla vacatio legislativa nazionale, non credendo che esistano legami di serie A e di serie B, e volendo dare realizzazione al principio costituzionale di uguaglianza». Il sindaco rivolgendosi direttamente al cardinale Sepe dice: «Caro cardinale, temi come l'uguaglianza, la realizzazione della felicità, la promozione dei diritti di tutti, la tutela dei beni comuni non sono temi che, anche da cattolico, prima ancora che da cittadino, sono cari anche a Lei? N on sono questi problemi per i cittadini?». De Magistris, infine, afferma: «sono temi sui quali una grande città come Napoli non può non interrogarsi e quindi decidere».
(L'Unità, 26 agosto)