martedì 8 gennaio 2013

MA I MAGISTRATI NON POTREBBERO EVITARE LA POLITICA?

Assistere al balletto del «mi candido, non mi candido» messo in scena non da un qualsiasi berluscones, ma da Antonio Ingroia, questo è stato un colpo al cuore. Ci si sente traditi. Mesi fa Corrado Formigli in tv mi chiese se alla fine Ingroia si sarebbe candidato e io misi la mano sul fuoco per il «no», perché lo conoscevo come persona seria e grande magistrato. Ora, guardando il moncherino fumante della mia dabbenaggine, provo a fare qualche riflessione.
La stravagante vita pubblica italiana ci ha messo di fronte alla scelta fra guardie e ladri e abbiamo scelto la legalità senza se e senza ma. Anche quando il protagonismo e la retorica auto celebrativa di alcuni magistrati e aedi al seguito suonava stonata, impropria, fastidiosa. Ma non abbiamo mai pensato che l'anomalia berlusconiana potesse giustificare altre anomalie, come dire, difensive.
Ora, questa storia dei magistrati, che si candidano in concorrenza con i politici appena indagati, prima o poi deve finire. Ha cominciato Di Pietro. E comunque, visti i risultati della sua azione moralizzatrice, il personale politico selezionato, da De Gregorio a Scilipoti, poteva risparmiarcela. Poi è arrivato De Magistris, lamentando di non poter più fare il magistrato per un complotto mega galattico nei suoi confronti. Non ha finito le inchieste e si è candidato al Parlamento europeo, con la nobile missione di portare la questione della giustizia in Italia all'attenzione dell'Europa. Dopo un annetto, s'è stufato della prima nobile e ne ha cominciata una seconda, ancora più nobile, come sindaco di Napoli. Un attimo e già eccolo lanciare un'altra grande impresa per il bene dei Paese, il partito arancione. Ma di onorare un impegno che è uno, preso con i cittadini, non se ne parla proprio?
Antonio Ingroia ha appena condotto l'inchiesta sulla trattativa fra Stato e mafia, condotta per sua stessa ammissione in totale libertà. Quindi ha accettato un importante incarico dell'Onu in Guatemala, per combattere il narcotraffico internazionale.
Quindi ha chiesto una bizzarra proroga per «motivi elettorali», con tanti saluti all'Onu. L'allestimento del ventesimo partitino italiano è più importante della lotta al narcotraffico mondiale?
Ho paura che troppi si sentano eroi, svincolati da ogni regola. In questi anni molti si sono opposti a quello che minacciava di diventare un regime. Non siamo stati eroi, abbiamo fatto il nostro dovere, senza rischiare carcere e confino, al massimo qualche scatto di carriera. Ho conosciuto donne sole che mandano avanti una famiglia, medici volontari, insegnanti e ricercatori pagati una miseria per un lavoro prezioso. Questi sono eroi. Ma non vanno in tv ogni giorno e non vendono complotti ai loro danni in cambio di incarichi di prestigio e diritti d'autore.
Curzio Maltese
(Repubblica 28 dicembre)