«Penso ... che in questa fase l'Europa sia costretta da
una ventina di lacci in un quadro rigido all'interno del quale non
riesce a respirare. [...] L'Europa, che ha concepito di sana pianta le
ideologie che oggi dominano il mondo, che oggi le vede voltarsi contro
di essa, essendosi incarnate in paesi più grandi e più potenti
industrialmente, quest'Europa, che ha avuto il potere, e la forza di
teorizzare tali ideologie, allo stesso modo può trovare la forza di
concepire i concetti che permetteranno di controllare o equilibrare
queste ideologie. Semplicemente ha bisogno di respiro, di grazia, di
modi di pensare che non siano provinciali, nel senso che abbiamo estrema
difficoltà ad avere abbastanza contatti e conoscenze, a contaminare
quanto basta le nostre idee affinché si fecondino mutualmente i valori
erranti, che sono isolati nei nostri rispettivi paesi.
[…]
Bisogna lottare, per riuscire a superare gli ostacoli e fare l'Europa,
l'Europa finalmente, dove Parigi, Atene, Roma, Berlino, saranno i centri
nervosi di un impero di mezzo, oserei dire, che in un certo qual modo
potrà svolgere il suo ruolo, nella storia di domani».
(Albert Camus,
Il futuro della civiltà europea, 1955)