mercoledì 24 aprile 2013

Il Csm: Ingroia pm ad Aosta

Dopo il «no» alla richiesta di Antonio Ingroia - che avrebbe voluto un'aspettativa per andare a dirigere l'Agenzia regionale siciliana di riscossione delle tasse, opportunità offertagli dal governatore Rosario Crocetta - il Csm ribadisce: l'ex leader di Rivoluzione Civile dovrà andare ad Aosta. E oggi il plenum ha terminato la discussione sul ruolo da assegnare all'ex procuratore aggiunto di Palermo: quello di pm. Finita l'aspettativa elettorale dopo la sconfitta della sua lista, a Ingroia non resta che il trasferimento ad Aosta, unica sede giudiziaria in cui non era stato candidato, con funzioni di sostituto procuratore. Così ha deciso, a maggioranza, il plenum del Csm.
La reazione di Ingroia non si è fatta attendere: «E' sconcertante, ha un sapore punitivo: ne prendo atto e ne terrò conto», ha detto il magistrato criticando la decisione che a suo avviso avrebbe dovuto essere ispirata da «disponibilità e attenzione nei confronti di un magistrato come me che per 25 anni ha dedicato la propria vita e la propria attività nella lotta alla mafia. Si è trascurato la possibilità di mettere a frutto la mia esperienza. Si è scelto di non valorizzare la mia professionalità, anche con una punta di disprezzo - nota indispettito - nei confronti dei mio lavoro di questi anni. Ora aspetto che mi venga notificato il provvedimento». Per giunta, «mi mandano a fare il pm e non il giudice, violando la regola che chi rientra da un'aspettativa politica non può fare il pm. Perché fare un'eccezione a questa regola e non eccezioni a regole relative a sede di destinazione e funzioni? Non so le ragioni, perché si è parlato dì alcune regole come se fossero inflessibili ma lo stesso Csm ha violato le regole che dice di essersi dato». E a chi gli chiede se non pensi di lasciare la toga risponde: «Aspetto di vedere le motivazioni e poi prenderò le mie decisioni. Lo stesso vale per il ricorso al Tar».
Dalla sua parte, chi gli è stato alleato alle ultime elezioni, seppure perse. Contro di lui «c'è un accanimento che ha qualcosa di osceno. Esponenti Pdl e firme dei giornali berlusconiani lo insultano senza ritegno. Evidentemente non aspettavano altro e ora si sentono liberi di poterlo fare. Il silenzio di Pd e Sel è illuminante. Quando Ingroia ha scelto la strada politica, Colle, Csm, magistrati, la stessa Anm hanno fatto di tutto per isolarlo e delegittimarlo», scrive Manuela Palermi, della segreteria nazionale del Pdci, sul suo profilo facebook. Dal centrodestra, intanto, Maurizio Gasparri lo attacca: «Ingroia ha avuto un sonoro flop elettorale e oggi arranca cercando un posto qualunque. Se vuol fare quello che gli pare, si dimetta veramente dalla magistratura e rinunci allo scudo del posto garantito dall'aspettativa». Mentre dal centrosinistra interviene il leader di Centro democratico, Bruno Tabacci: «Il vittimismo di Antonio Ingroia sulla sua ricollocazione in ruolo presso il Tribunale di Aosta, deciso dal Csm, è fuori luogo. Sono convinto che i magistrati che decidono di candidarsi in politica debbano lasciare la toga in maniera definitiva, evitando che si possa anche solo sospettare che sfruttino la popolarità ottenuta grazie ad inchieste che li hanno resi famosi per acquisire consenso».
Caterina Lupi
(L'Unità 12 aprile)