sabato 29 giugno 2013

UNA LETTERA: Alcune domande di tipo teologico


Carissimo don Franco

Io sono venuto a sapere della sua storia per la prima volta qualche anno fa, quando per caso mi imbattei, su youtube, in quella famosa intervista doppia de "Le Iene" sua e di Don Benzi. Ovviamente la trovai estremamente significativa ed edificante in quanto è stato il primo prete di cui fossi al corrente che, non solo non criticava le coppie omosessuali, ma anzi le incoraggiava e supportava.

Ma solo di recente ho avuto modo di guardare altri suoi video e di leggere altre interviste, e sono stato colpito ancor di più dalle sue parole, non soltanto sull'omosessualità, ma anche sulla fede in generale.

 

Vede, io sono Siciliano, e la mia famiglia è molto credente, ma non credente nel senso tradizionale del termine (si va a messa la domenica perchè è una tradizione) ma credente nel senso vero e più profondo del termine, e credo che mi abbiano trasmesso questa fede. Tuttavia i miei genitori, pur essendo di buone e genuine intenzioni, hanno delle vedute relativamente limitate.

 

Sin da piccolo ho sempre sentito un rapporto vicinissimo e personalissimo con Dio, ma non ci ho ma ragionato sopra, perchè per me era un fatto scontato. E tuttavia, al contempo, mi sono sempre sentito soffocato dalla chiesa e da tutto quello che, secondo quanto mi era stato insegnato, era la rappresentazione di Dio. La chiesa della quale sto parlando è, ovviamente, quella che lei ha criticato nei suoi discorsi, ovvero un'estensione del vaticano nella sua rappresentazione più tradizionale e tipica. Per me Dio era qualcosa di indescrivibilmente bello e sublime. Lo vedevo (e lo vedo ancora) nella bellezza incommensurabile del creato e nell'amore tra le persone. Mentre tutto quello e quelli che continuavano a sostenere di essere la rappresentazione di Dio in terra non avevano niente di lontanamente simile a lui, e quindi per me i conti non tornavano. Ma soprattutto per me Dio era immenso, e non riuscivo a rinchiuderlo all'interno di un'istituzione.

 

Con l'adolescenza ho cominciato ad allontanarmi dalla chiesa e le sue istituzioni, proprio perchè tutto mi sapeva di falso e ipocrita, ma non mi sono mai allontanato da Dio. Di lì a poco venne la scoperta di essere gay, e ovviamente questo mi fece tagliare quegli ultimi legami con la chiesa che mi restavano.

 

Non le nascondo che mi sono sempre sentito un pò in colpa per il fatto di essere distante dalla chiesa perchè nella mia testa c'era sempre la reminiscenza di quegli insegnamenti che dicevano che essa è l'unico modo per accedere a Dio, e perchè temevo (e mi fu anche detto da molti) che se avessi provato a cercare Dio a modo mio senza essere un membro ufficiale della chiesa non sarei stato altro che un "hippy" in cerca della sua spiritualità personale che, però, non avrebbe trovato altro che un falso dio e che, alla fine, si sarebbe perso lo stesso. Ma io continuavo a sentire che la chiesa cattolica non aveva il monopolio su Dio e sulla Verità dell'esistenza umana. Sapevo solo che il mio cuore e la mia coscienza continuavano, per loro natura, ad abbracciare i valori Cristiani dell'amore e della carità, ma che tutto il resto che la chiesa predicava (e che secondo me era in contrasto con tali valori) era un mucchio di fandonie nocive che negavano la vera dimensione umana e che reprimevano le persone. Ovviamente uno dei tanti insegnamenti di questo tipo era quello sull'amore omosessuale, che non riuscivo a vedere e sentire come una cosa negativa, per non dire addirittura moralmente malvagia, deviante, psicologicamente disordinata e quant'altro continuano a dire loro.

 

I miei studi universitari, di recente, mi hanno portato a vivere in Cina per circa venti mesi. Non so se ha mai avuto l'opportunità di visitare l'Asia, ma credo che sia un'esperienza che cambia la vita, proprio perchè è come visitare un altro mondo. Essendomi stato insegnato che Dio è tutto e che, tuttavia, può solo essere trovato in quell'edificio chiamato chiesa, presso quella persona chiamata prete, è stato piuttosto rivelatore l'essermi trovato in un posto dove di chiese non ce ne sono poi molte, e quelle poche che ci sono non somigliano per niente a quelle che ci sono da noi. Mi ha fatto capire, o meglio ha confermato, che l'umanità, con le sue innumerevoli sfaccettature, è immensa. Ma se l'umanità è talmente grande allora Dio, che è ancora più grande di essa, deve essere molto più grande di quanto ci viene insegnato. Il fatto che quelle persone non avessero una chiesa voleva forse dire che Dio non era tra loro, che le aveva abbandonate? Anche se non credevano in Gesù Cristo, voleva forse dire che i valori di Gesù Cristo non potevano esistere tra di loro? Bisogna per forza chiamarsi Ciristiani per essere Cristiani? E bisogna per forza conoscere Gesù Cristo per seguirlo? Viene da se che è più facile aderire a degli ideali se si ha un esempio che tutti possiamo seguire. Ma significa forse che è impossibile seguire tali ideali senza essere a conoscenza di un esempio? Penso che molti dovrebbero riconsiderare il significato dell'affermazione che Gesù è l'unica via che porta al regno dei cieli. Vuol dire forse che si salverà solo chi porta una croce in torno al collo? O che si salverà solo colui che vivrà secondo l'Amore? Penso che per rispondere a tale domanda si dovrebbe ridefinire l'idea di Gesù Cristo.

Durante il mio tempo in Cina ho conosciuto svariate persone. Ho voluto bene ed ho imparato da alcune di queste, ed esse, a loro volta, mi hanno voluto bene, e mi hanno ricordato ancora una volta che noi Cristiani (e tanto meno noi Cattolici) non abbiamo il monopolio sull'Amore e su Dio. Per questo ho deciso di scriverle: perchè lei ha detto una cosa che mi ha colpito immensamente, dato che prima di leggerla pensavo di essere l'unico che la pensasse così:

"...il mistero insondabile di Dio si è manifestato a noi in tante culture diverse. Non va intrappolato in nessuna delle nostre tradizioni e religioni. E' trascendente rispetto ad ogni religione. Dio è più grande di ogni particolare rivelazione. Dio è più grande del cristianesimo, nemmeno il cristianesimo esaurisce Dio."

 

Ho sempre sentito questa cosa dentro di me. Credevo che ridurre Dio ad una religione, ad un'istituzione fosse addirittura offensivo per Lui. Ma poi mi sentivo un pò in colpa, perchè questa sensazione/convinzione entrava in conflitto con quello che mi era stato insegnato (specialmente quando ne parlavo con altri) perchè solo la nostra religione, mi dicevano, detiene la Verità e porta alla salvezza.

Per me significa molto il fatto che ci sono persone come lei. Perchè mentre i membri di una comunità religiosa possono contare sul supporto vicendevole quando entrano nel dubbio e nel tentennamento, io invece in questi anni mi sono ritrovato da solo. Ho tanti amici gay, o in favore dei diritti gay, ma sono tutti atei. Ed essendo l'unico cristiano di orientamento omosessuale con opinioni di questo tipo che conoscessi non potevo fare a meno, alle volte, di sentire quella voce nella testa (che spesso non è altro che una tentazione fuorviante) che diceva " e se mi stessi sbagliando completamente? Se avessero ragione loro (i cattolici)?"

E' completamente diverso avere persone come lei come guida ed esempio. Ho anche avuto la fortuna, qui in Inghilterra, dove attualmente vivo, di conoscere alcuni preti protestanti che la pensano come lei, e addirittura ci sono intere parrocchie che accettano coppie omossessuali.

 

A volte, quando mi trovo a passare del tempo a casa, mi capita di andare a messa presso qualche chiesa cattolica. Le confesso che lo trovo ancora difficile, a causa di tutte le associazioni negative che la mente tende a fare, ma anche perchè, diciamocelo, chi vuole essere parte di una chiesa che non ti accetta per quello che sei?

 

Prima di congedarmi e di lasciarla ai suoi impegni (sono sicuro che è una persona impegnatissima e che riceve tantissime email ogni giorno) vorrei approfittare dell'occasione per affrontare un argomento collegato a ciò che ho discusso sopra. Recentemente sono venuto a conoscenza di un vescovo americano, John Shelby Spong, del quale probabilmente ha sentito parlare, le cui vedute (o meglio alcune di esse) in un certo senso si accostano alla sua affermazione sopra citata. Anch'egli sostiene che ogni religione andrebbe vista come un mezzo che ci indirizza a Dio, piuttosto che come l'unica rappresentazione esauriente di Dio, e che ogni credo, a suo modo, possa rivelarne il mistero. Ha anche detto altre cose con le quali mi trovo d'accordo. In generale sembra sia in favore di una collaborazione tra scienza e fede e di una religione "sensata" che non si appigli a concetti tradizionalisti e obsoleti. Tuttavia altre teorie da lui elaborate (parte dei suoi "dodici punti") mi hanno lasciato un pò perplesso e mi hanno fatto pensare, e sarei estremamente interessato a sapere la sua opinione a riguardo. In particolare ho trovato piuttosto inquietanti i seguenti punti:

 

-       5) Le storie dei miracoli del nuovo testamento non possono essere interpretate, alla luce delle teorie di Newton, come eventi soprannaturali operati da una divinità incarnata.

-       6) La resurrezione è un atto di Dio. Gesù passo attraverso un processo di apoteosi. Di conseguenza non può esservi una resuscitazione fisica all'interno della storia dell'umanità.

-       10) La preghiera non può essere una rischiesta fatta alla divinità "teistica" affinchè agisca all'interno della storia dell'umanità in un modo particolare.

 Ora mi rendo conto che si tratta di teoria teologiche abbastanza elaborate, e non essendo un teologo ammetto che ci sia la possibilità che le abbia fraintese, ma svariate interviste rilasciate dal vescovo stesso sembrano non lasciare dubbi sul fatto che egli semplicemente non pensa che Gesù abbia operato veri e propri miracoli non spiegabili dalla scienza dei nostri tempi, inclusa la resurrezione del corpo. Per me è come se stia mettendo in dubbio l'onnipotenza di Dio e la sua capacità di piegare le leggi della natura secondo il suo volere.

Dal punto numero dieci e da altre affermazioni da lui fatte, d'altra parte, mi sembra di capire che, secondo il vescovo, la funzione della preghiera come la vediamo tradizionalmente (chiedere assistenza a Dio) è completamente inutile, in quanto Egli non interagisce con gli esseri umani attivamente. Se dovessimo concordare con tali teorie allora ne conseguerebbe che viviamo in un modo che è completamente in balia degli uomini e del caso, sul quale Dio non esercita alcuna influenza. Non mi fraintenda... sono fermamente convinto che noi uomini siamo i fautori principali del destino dell'umanità (è su ciò che si basa il concetto di libero arbitrio dopo tutto), ma il pensare che Dio non interverrebbe in nessun caso o che non abbia un progetto di base per ognuno di noi andrebbe a sgretolare le fondamenta sulle quali si fonda la mia fede. Sarebbe come dire che il confidare in Dio, l'abbandonarsi alla provvidenza, la serenità che una persona di fede dovrebbe avere di fronte agli eventi del mondo sono atteggiamenti interamente illusori. Che dire, dunque, del famoso "chiedete e vi sarà dato?" o dell'affermazione che se solo avessimo fede sufficiente saremmo in grado di "spostare le motagne?"...

In sostanza, pensa anche lei che Dio non è altro che uno spettatore passivo il quale si manifesterà esclusivamente alla fine dei tempi? Le confesso che quando ci si trova circondati da persone atee, da un lato, e da estremisti religiosi, dall'altro, diventa parecchio difficile mantenere la propria fede senza cadere preda di insidiosi dubbi esistenziali...

 

Mi scuso tantissimo per la lunghezza della presente email. Grazie tanto per il tempo dedicatomi e per tutto quello che, ogni giorno, fa per tante persone, inclusa la comunità LGBT.

 Dio la benedica,

 E. (lettera Firmata)