sabato 29 giugno 2013

UNA RISPOSTA

Carissino E. (lettera firmata)
che regalo mi hai fatto con la tua lettera... così profonda e stimolante... Davvero il vento, la brezza amorosa e vitalizzante di Dio soffia nel tuo cuore.
Reagisco alle tue stimolazioni con alcune brevi riflessioni che non hanno la pretesa di rappresentare una risposta esauriente.
  1. Intanto è meraviglioso che, "soffocato dalla chiesa istituzione", non ti sia mai allontanato da Dio e dalla tua serena vita omosessuale. Dio non abita in nessun tempio e non si lascia imprigionare in nessuna religione e in nessuna teologia: è sempre un Dio che "sconfina". Le religioni e le teologie sono feconde e costruttive quando riconoscono apertamente la loro "parzialità".
  2. E' una bestemmia pensare che "fuori della chiesa non c'è salvezza". Solo una lettura antistorica e fondamentalista delle Scritture può condurci ad una simile devastante e fanatica affermazione. Io amo la tradizione in cui sono cresciuto, ma essa è un affluente, non l'oceano. La tradizione non va confusa con il tradizionalismo ed ogni credente deve conservarne una visione affettuosa, ma anche profondamente critica.
  3. Nei miei ultimi cinque libri (da "L'ultima ruota del carro" a "Il dono dello smarrimento" fino a "Benedizione delle coppie omosessuali") ho preso posizione in modo preciso e articolato contro il "monopolio salvifico" per promuovere una "teologia del pluralismo religioso" (Vigil, Borla Editore). Come forse tu saprai anche dai miei commenti sul mio blog personale, da oltre 40 anni aderisco con piena convinzione alle estesissime ricerche sul Gesù storico che hanno costituito da 50 anni la passione e l'impegno della mia riflessione biblica, teologica ed ermeneutica. Hai ragione: bisogna riconsiderare e ripartire da Gesù attraversando la "nebulosa dogmatica" che lo ha travisato e sepolto. Questa ricerca del "Gesù ebreo" è di fondamentale importanza per leggere in modo storico il processo successivo di "divinizzazione" di Gesù, la formazione della dottrina trinitaria e delle due nature. Quindici giorni fa sul mio blog scrivevo della necessità di "deellenizzare" il cristianesimo che, cristallizzato nelle formulazioni del pensiero greco, oggi è diventato una "dottrina astratta", un paesaggio di dogmi freddi. Penso che potrei suggerirti non meno di conto volumi per iniziare questa ricerca sul Gesù, ma anche solo i libri di Barbaglio (Gesù, ebreo di Galilea, Dehoniane) e di Mauro Pesce ("Inchiesta su Gesù", Mondadori) e "Gesù di Nazaret" di Ortensio da Spinetoli (La Meridiana Editrice) possono aprirti un varco. Il mio libro "Olio per la lampada" potrà anche esserti utile.
  4. Su questo terreno c'è un abisso tra la catechesi e la predicazione non solo cattolica e la preziosa opera dei teologi e delle teologhe che non hanno rinunciato alla serietà e alla libertà della ricerca. Questo Gesù, testimone di Dio, non ha mai pensato e dichiarato di essere Dio e tutti i "titoli cristologici" vanno letti come codici linguistici interni all'ebraismo. Si tratta di un linguaggio "funzionale", cioè adatto per descrivere la "missione-funzione" assegnatagli da Dio. Se ti leggi attentamente "Essere cristiani" del teologo cattolico Hans Kung, tutto questo vocabolario ti sarà più chiaro.
  5. Conosco bene le opere di Spong. Apprezzo gran parte del suo lavoro che intende tenere conto di molte positive ricerche. Ovviamente occorre distinguere tra "miracoli e racconti di miracolo". Tali racconti non costituiscono la cronaca di un evento, ma la testimonianza del fatto che l'incontro con Gesù produce liberazione, felicità, cambiamento. Non si tratta affatto di menzogne, ma di un linguaggio che esprime la fiducia di chi sa che la fede e la prassi di Gesù trasformano pezzi di realtà, "spostano le montagne", guariscono le nostre cecità, ci liberano dalle nostre paure, ci reintegrano "nel villaggio della vita". In questo senso vero quanti "miracoli" ho visto verificarsi nelle persone quando risuona davvero la parola liberatrice di Gesù.
  6. Mi sembra molto bello dire che la risurrezione è l'atto con cui Dio ha dato una vita nuova a Gesù vincendo la morte. Ovviamente non penso ad un risuscitamento cadaverico, ma al fatto che la vita, la persona e il messaggio di Gesù non sono finiti nel nulla, ma stanno nelle mani di Dio. Per me la risurrezione, in cui credo fermamente, è una svolta che ci immette in una dimensione nuova. Penso che è essenziale cogliere il messaggio: la vita finisce in Dio, in Lui/Lei raggiunge la pienezza. La mia vita è come una navigazione e so che essa confluirà in quel "porto che tutti accoglie" che è Dio, il Dio della vita.
Non condivido la sbrigatività con cui Spong parla del Teismo: la ricerca attuale è molto più avveduta. Infatti c'è teismo e teismo. Accomunare tutti i linguaggi teistici in un "ingenuo singolare" costituisce, a mio avviso, una riflessione poco documentata.
Così pure trovo riduttiva la sua dissertazione sulla preghiera, ma bisogna considerare il fatto che Spong critica una certa preghiera come magia, come un appello contrattuale nei riguardi di Dio. La cosa più biblica, con buona pace di Spong, è imparare a stare davanti a Dio con tutta la nostra vita, come ci testimoniano i Salmi e il Padre nostro.
Rimane a noi tutta la nostra responsabilità che non possiamo scaricare su Dio, ma io credo con milioni di cristiani e migliaia di teologi e di teologhe che Dio, il Dio nascosto di cui ci parla il libro di Isaia, accompagna la creazione nella sua dinamica vitale e parla ai nostri cuori come soffio che ci sospinge all'amore, alla solidarietà, alla fiducia nella vita, alla cura del creato. No, Dio non è uno spettatore passivo, ma a modo Suo gioca la nostra stessa partita.
Caro E. , come vorrei averti qui e dirti con gioia, con umiltà, con passione quanto sia bella, feconda, liberatrice la fede nel Dio di Gesù e quanto sia meraviglioso sapere che le strade con cui Dio viene a noi e noi andiamo a Lui sono molte, varie, non in concorrenza.
Non aver paura dei dubbi, delle domande inquietanti. Una fede, radicata nella fiducia in Dio, ti farà compagnia e ti manterrà in quella inquietudine che non è affatto nemica della pace e della serenità.
Ti abbraccio, caro E., e ti ringrazio ancora della testimonianza di fede e di amore alla vita che le tue parole mi hanno trasmesso.
Agli amici più cari scrivo: "prego per te e tu prega per me". Non è una frase rituale, ma la consapevolezza che in qualche modo ci sentiamo uniti nella strada della vita e della fede, nella fatica e nella gioia.
    don Franco