sabato 27 luglio 2013

MICHELE SERRA

Il "senso di responsabilità" del quale il presidente Napolitano è il più autorevole e tenace depositario è un sentimento importante e rispettabile. Ha però un limite: non riconosce doveri fuori da se stesso. Non tollera smentite, non conosce eccezioni. Se - per esempi o- la solidità di un governo viene considerata coincidente con il "senso di responsabilità», allontanare un ministro che si è reso colpevole di una paurosa lesione del diritto democratico diventa, automaticamente, cosa contraria al "senso di responsabilità". La vecchia destra comunista  - fucina di notevoli personalità politiche, da Amendola a Chiaromonte allo stesso Napolitano - è stata, del "senso di responsabilità», formidabile latrice. Ma ogni impennata etica, ogni accelerazione sociale, ogni eccessiva movimentazione del paesaggio politico veniva (e viene ancora) vista come una pericolosa, incontrollabile incrinatura del "senso di responsabilità".
Il caso Alfano non è il primo né l'ultimo nel quale viene da domandarsi quante giuste cause, quanti sacrosanti obiettivi, quanti atti di coraggio, quanti germi di novità sono stati scannati come agnelli sacrificali sull'ara del "senso di responsabilità".

(Repubblica 18 luglio)