sabato 26 ottobre 2013

E il vescovo di Noto apre i conventi agli immigrati

Sull'immigrazione si fa sul serio nella diocesi di Noto, punta estrema Sud della Sicilia. Il vescovo, monsignor Antonio Staglianò ha chiesto ieri con una sua lettera a tutti i sacerdoti e diaconi della sua diocesi di fornire una «mappatura» delle strutture di parrocchie e di comunità religiose in grado di accogliere i profughi in fuga dai loro Paesi. Di verificare quali siano le «loro possibilità attuali di accoglienza» sia in termini di «strutture idonee e già pronte», sia di «un'adeguata rete di volontariato per l'accompagnamento». Invita a farlo rapidamente e «senza scremature». E indica nella Caritas diocesana e in un'apposita Commissione tecnica la struttura chiamata a fare da regia, raccordandosi con le realtà istituzionali.
Monsignor Staglianò è ben determinato a dare conseguenza all'appello rivolto alle istituzioni ecclesiastiche da Papa Francesco dopo la prima tragedia di Lampedusa con quel suo monito: «Aprite con coraggio i conventi chiusi.alla solidarietà» verso questi fratelli profughi che sbarcano lungo le nostre coste e che già tanto hanno sofferto.
Quella della diocesi di Noto è una decisione maturata dopo il convegno delle Caritas di Sicilia riunitesi proprio a Lampedusa e assunta - lo precisa - «ascoltato il Consiglio presbiteriale» cioè dei sacerdoti della diocesi. E' un impegno che durerà nel tempo e che richiederà adeguate risorse finanziarie. «Le iniziative di accoglienza - precisa nella sua lettera il vescovo di Noto - avranno certo bisogno anche di supporti economici che - precisa - dovranno essere il frutto di una vita più sobria e fraterna». Intanto all'aiuto degli immigrati e dei profughi saranno destinate le offerte dell'Avvento di quest'anno. Ma questa azione di «carità» sarà duratura e impegnerà tutte le strutture della diocesi che saranno sistemate per fornire un'accoglienza adeguata ai profughi. Ma non si ferma a questo l'impegno di accoglienza della Chiesa di Noto. «Cercheremo anche di conoscere meglio i Paesi di provenienza dei profughi - aggiunge monsignor Staglianò nella sua lettera - per riflettere su come fare fronte a quella che Papa Francesco chiama "la globalizzazione dell'indifferenza". Ci uniremo - continua il vescovo - a tutte le iniziative attraverso le quali si richiedono leggi adeguate con cui riconoscere la dignità e il diritto alla vita di ogni persona che fugge dalla guerra e da persecuzioni e con le quali si invocano forme di asilo e corridoi umanitari». La lettera si conclude rilanciando la proposta di una Conferenza del Mediterraneo «mare di pace e d'incontro di civiltà nella convivialità delle differenze». Così come auspicava il siciliano sindaco di Firenze, Giorgio La Pira.
Su questa annunciata iniziativa umanitaria pare contino molto le prefetture di Siracusa e Ragusa.
Roberto Monteforte

(L'Unità 22 ottobre)