venerdì 28 febbraio 2014

Cristiani per la moschea

Una «soluzione rapida e dignitosa» all’annosa questione della sede del Centro di cultura islamica e della creazione di una moschea di Parma: la chiede il Consiglio delle Chiese cristiane di Parma (Cccpr), l’organismo ecumenico che riunisce avventisti, cattolici, metodisti e ortodossi (greci e rumeni) con un documento presentato alla stampa lo scorso 28 gennaio. «E’ ormai da diversi anni che si agita, all’interno della comunità civile di Parma, la questione riguardante la collocazione della moschea per consentire ai cittadini e agli immigrati di fede musulmana di poter compiere in pace e con dignità gli adempimenti richiesti dalla loro fede», si legge nel testo.
Dal 2007 il Centro islamico ha sede in un capannone dell'area artigianale di via Campanini, ma tale sistemazione, oltre a essere inadeguata per rispondere ai bisogni dei circa 10.000 musulmani di Parma e dintorni, è stata contestata da alcuni «vicini», guidati da un artigiano che ha promosso varie proteste e azioni giudiziarie contro la presenza del Centro.
Cccpr ritiene che «il dare risposte adeguate e civili alle esigenze che fanno parte della dimensione ordinaria della vita religiosa, tra queste 1’assicurare un luogo per il culto, sia importante non solo per l’esercizio del diritto di libertà religiosa, ma anche per costruire l’integrazione degli immigrati nella nuova comunità e garantire la convivenza civile e la pace sociale». E richiama l’attenzione sul fatto che le istituzioni sono chiamate a svolgere un ruolo di integrazione delle diverse anime della cittadinanza che vive nel proprio territorio», che compete loro «provvedere a che sia consentito a tutte le confessioni religiose di poter liberamente esercitare il culto, anche individuando aree idonee ad accogliere i rispettivi fedeli» e che «il diritto di aprire luoghi di culto spetta a tutte le confessioni religiose».
Riaffermando la propria vicinanza alla comunità islamica di Parma, il Cccpr si dice convinto che il Centro, «con la sua azione congiuntamente sociale, culturale e di fede abbia favorito e favorisca l’integrazione nel territorio parmense della componente musulmana, che ha in sé uomini e donne provenienti da diverse nazionalità, compresa quella italiana».
«Quello del Cccpr - spiega la pastora Manocchio - non è un documento contro qualcuno, come ha ben precisato il presidente di turno, don Raffaele Mazzolini, ma vuole riaffermare un principio costituzionale e fare in modo che l'attenzione della società civile e delle istituzioni non cada. E’ anche un modo per esprimere la nostra solidarietà a una comunità con cui siamo in dialogo da anni, sia all’interno del Forum interreligioso di Parma che con la Giornata del dialogo cristiano-islamico e la partecipazione alla “Giornata dell’ospitalità” promossa dal Centro di Cultura islamica».

Luca Maria Negro