venerdì 28 febbraio 2014

Ripartire dai circoli territoriali

Le recenti vicende delle «primarie» per la nomina dei segretari regionali del Pd sono state un disastro. Passato in secondo piano perché oggi il tema all'ordine del giorno è il governo Renzi.
Anche per fare una riforma al mese però ci vuole il sostegno dell'opinione pubblica e di organizzazioni come i circoli territoriali» capaci di ampliare gli spazi democratici della società.
ALDO BACCHIOCCHI


Si cominciò a parlare, negli anni 80, di sezioni «tematiche». Centrate com’erano sui rapporti con un territorio avido di luoghi di incontro su temi d‘ordine più generale, le vecchie sezioni erano state messe in crisi dall'avvento della televisione e quello di cui si sentiva il bisogno era la possibilità di utilizzarle per far incontrare persone interessate ad elaborare proposte su temi più specifici: dalla scuola alla sanità e dalla cultura ai trasporti. Nel tempo dei blog e di Facebook quello di cui si è sentito ora il bisogno e il «circolo»: inteso come luogo in cui liberamente ci si incontra per discutere temi di attualità, incontrare personaggi di cui si ritenga interessante conoscere il pensiero, mettere in piedi ipotesi di formazione e gruppi di studio utili all'azione dei rappresentanti del Pd nelle amministrazioni e a chi abbia voglia di informarsi e di capire quello che accade nel Paese. Informali e non gerarchici (privi di segretari e di direttivo) questi circoli sono ancora pochi ma esistono ed è stato davvero un peccato non coinvolgerli tutti, liberando le loro risorse, in queste primarie regionali che nei circoli avrebbero dovuto soprattutto svolgersi invece che nelle federazioni e nei gruppi di appartenenza dei candidati. Puntando su di loro (i circoli) per ritrovare forme nuove di radicamento: fra la gente prima e più che nel territorio.
Luigi Cancrini

(L’Unità 24 febbraio)