giovedì 6 febbraio 2014

E NELL'AFRICA PIU' DISPERATA LA SPERANZA E' DONNA

Provate a chiederne conferma a qualche milione di centrafricani, regrediti a una guerra civile combattuta a colpi di machete e di mazze chiodate: molto probabilmente assentiranno. La scorsa settimana un Parlamento (provvisorio) che continua a riunirsi nel caos ha eletto una presidente (provvisoria) della tormentatissima Repubblica. Si chiama Catherine Samba-Panza, compirà 60 anni a giugno ed era fino a ieri della capitale, Bangui. Nella sua prima dichiarazione da capo dello Stato ha detto: «Figli miei, deponete le armi e smettete di ammazzare. Non voglio più sentire parlare di delitti e di uccisioni. Da oggi sono il presidente di tutti i centrafricani, senza esclusione». Vedremo se sarà ascoltata.

In Africa più che altrove il potere è negato alle donne, ma da qualche tempo a questa parte ci sono più donne al vertice di Stati, istituzioni, imprese africane. Per loro raggiungere quelle posizioni non è mai facile. La strada si apre solo in due casi: al termine di una lotta feroce, oppure quando il compito appare disperato e non ci sono molti candidati. L'ascesa di Catherine appare piuttosto del secondo tipo, anche se qualche rivale si è presentato, ma è rimasto sconfitto, Nell’ultimo anno la Repubblica centrafricana - l’unico Paese al mondo dove la speranza di vita, invece di aumentare, diminuisce - è precipitata in un gorgo fratricida che ha progressivamente preso la connotazione di «cristiani contro musulmani». A Bangui si susseguono feroci, efferate cacce all'uomo, linciaggi, mutilazioni, episodi di cannibalismo.

Auguri, presidente Catherine: ne ha molto bisogno.

Pietro Veronese

(Il Venerdì 31 gennaio)