martedì 11 febbraio 2014

LA MIA RISPOSTA


Caro Antonio,
intanto ti ringrazio perchè nella tua lettera rilanci con ardore parecchie delle battaglie teologiche in cui mi trovo coinvolto. Insomma, i corsi biblici di alcuni anni fa hanno lasciato in te una traccia feconda... Mi trovo in perfetta sintonia con te su quasi tutti i "punti", le osservazioni critiche su molti aspetti delle esperienze religiose, sulla tua attenzione all'homo sapiens e all'esigenza di "fare giustizia qui e ora".
 Leggo sempre con piacere le tue intelligenti osservazioni al riguardo perché provengono da una persona che "vive davvero", cioè prende la vita sul serio. So che purtroppo per molti "credenti" la religione è un modo di evadere dal presente e dalle proprie responsabilità, diventando spettatori dello "teatro divino".
Non posso che condividere tutto questo, caro Antonio. Dove le nostre strade diventano diverse? Sul fatto che all'homo sapiens io connetto il "Deus amans". Quanto più apro gli occhi sull'evoluzione, sulle galassie, sui meravigliosi panorami delle scienze, tanto più adoro il mistero del Dio accompagnatore. La natura, i processi, l'evoluzione sono per me "trasparenza" di una presenza nascosta, sollecitante, gioiosamente partecipe. Non un Dio che pilota i processi, ma la sorgente inesauribile della vita, un Dio che spinge verso l'inedito. Di questo Dio, sempre absconditus, i nostri immaginari sono pur sempre pallide ed equivoche approssimazioni.
 Il mio discorso non si pone nei termini dualistici platonici né si sente pago delle recenti dispute su "immanenza" e "trascendenza" di Dio. Forse lo stesso messaggio della risurrezione è la fiducia radicale in quel mistero amante e generante che non lascia che niente  e nessuno finisca nel nulla. Per me, come per Gesù, Dio è il porto accogliente di ogni creatura, per dirla con Mancuso. Lasciati i dogmi, mi resta la relazione con questo "Tu" indefinito che è il "dove oltre" di Karl Rahner e sento che, per me, vivere è esistere in questa avvolgente e responsabilizzante relazione.
Questo è lo sguardo con cui amo l'homo sapiens e le "meravigliose avventure" di tutto ciò che esiste, e mi sento partecipe della gestazione faticosa di un futuro più giusto.
Qui, caro Antonio, la mia strada e la tua stanno insieme, ma, come Bonhoeffer, non riesco più a guardare al mondo senza pensare a Dio e a pensare a Dio senza vedere il mondo. Grazie, caro Antonio, dei pensieri che mi hai espresso. Non ho certezze da difendere, tanto meno da vendere, ma la roccia del mio cuore è sempre di più quel Dio di cui Gesù è stato ed è, parlando da cristiano, il testimone più alto e l'epifania per me più convincente. Il resto è consegnato ai nostri giorni nei quali, tu e io, cerchiamo umilmente di far fiorire qualche germe di felicità, di amore e di giustizia nel piccolo solco del quotidiano.
Ti abbraccio con tanta stima ed altrettanto affetto.
 Franco