sabato 17 maggio 2014

“Ma l’unica cura rimane l’empatia”

Piccole scosse elettriche per rendere paradisiaco il nostro mondo onirico. Sotto l'aspetto psicanalitico, è ragionevole? O auspicabile? Lo psichiatra e accademico Luigi Cancrini è scettico. «Diciamo che con queste scosse elettriche gli scienziati sono riusciti a far passare il paziente dal sogno Rem al sogno lucido, ossia consapevole, ad occhi aperti, con un minimo di capacità di direzionare il sogno stesso. Ma non credo che ciò possa avere di per sé un valore terapeutico».
Come giudica il fatto che i ricercatori si dicano certi di controllare gli incubi di chi soffre di disturbo post-traumatico?
«In una terapia ciò che mi sembra importante e la qualità della relazione chi s'instaura con il paziente. Il correlato neuro-fisiologico è interessante sotto il profilo della nostra conoscenza, ma il terapeuta deve anzitutto costruire le condizioni per un ascolto "empatico" del paziente».
Qual è la ragione biologica del sogno?
«Noi sogniamo perché nel momento in cui la nostra consapevolezza si attenua la vita psichica continua. E quello che arriva alla coscienza parziale del sogno è un materiale molto più vicino alle nostre emozioni profonde. Rispetto allo stato di veglia i filtri sono meno forti».
Le avrebbe usate queste scosse Sigmund Freud?
«Per abbassare le resistenze de1paziente, Freud lo toccava sulla tempia provocando con la vicinanza un più libero fluire delle associazioni. Quello che usava Freud era il contatto empatico». (p.d.r.)