C'è ancora chi crede nel diavolo, non come metafora del male, ma come "essere personale che tenta al male". Molti biblisti oggi sorridono di questa credenza che nasce dall'equivoco di "personalizzare" la realtà del male.
È ovvio che la corporazione degli esorcisti difenda l'esistenza del diavolo. Sarebbero a migliaia senza lavoro.
Quindi, oltre al problema teologico, c'è un problema occupazionale. L'applicazione dei metodi storici e critici, l'antropologia e le scienze del linguaggio ci permettono di affermare con tranquillità che la credenza nel diavolo non fa parte della fede cristiana, ma espone la fede al ridicolo.
Le "diavolerie" sono nostre e dobbiamo assumercene la responsabilità.
Franco Barbero