domenica 14 settembre 2014

INCARNAZIONE


L'incarnazione di Dio in Gesù significa che in tutti i discorsi di Gesù, in tutta la sua predicazione, nell’intero suo comportamento e destino, hanno preso figura umana la Parola e la Volontà di Dio: in tutto il suo parlare ed agire, patire e morire, insomma in tutta la sua persona. Gesù ha annunciato, manifestato, rivelato la Parola e la Volontà di Dio. Egli, nel quale parola e volontà, insegnamento e vita, essere e agire coincidono perfettamente, è corporalmente, in figura umana, Parola, Volontà, Figlio di Dio” (H. Kung, 24 Tesi sul problema di Dio, Mondadori, 1980, pag. 1347).

 “E’ legittima la tradizione cristiana della mistica di Cristo, che a Nicea e Calcedonia ha trovato un'espressione adatta, benché entro le categorie concettuali della tarda antichità " (Ed. Schillebeeckx, La questione cristologica. Un bilancio, Queriniana, pag. 163).

Bisogna sempre rifarci al Gesù storico. Nella nostra storia abbiamo trovato due scappatoie per nullificare la laicità di Gesù. Lo abbiamo “sacralizzato” fino a farne un Dio o lo abbiamo sacerdotalizzato.

Ma egli, tutto “incentrato sul regno di Dio, lo è anche su Dio stesso…

Il “regnocentrismo” e il “teocentrismo “ coincidono. Gesù non ha parlato primariamente di se stesso, ma è venuto per annunciare Dio e la venuta del Suo regno e per mettersi al Suo servizio. Dio è al centro, non il messaggero (Jacques Dupuis, 10 parole chiave su Gesù di Nazareth, Cittadella, pag. 387).

Anzi “il nazareno non ha mai proclamato di essere il messia e come Gesù giunse ad essere chiamato messia, resta uno dei più grandi enigmi delle origini cristiane." (Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, Dehoniane, pag. 604). 

Anche se il processo di divinizzazione di Gesù compare molto presto nelle origini cristiane “la fede in Gesù dei primi cristiani non ha preso il posto della fede in Dio; essi non hanno per nulla abiurato il monoteismo ebraico, la confessione cioè dell’unico Dio esistente. Hanno esaltato oltre ogni dire Gesù, ... ma non si sono mai spinti a fare di lui un secondo dio” (Idem, op. cit., pag. 618).

Gesù “si distingueva per il suo ruolo di mediatore storico della definitiva regalità divina di Dio Padre e per uno specifico rapporto funzionale con lui. Comunque è certo che non ha mai detto di essere il figlio di Dio trascendente; è la chiesa delle origini che ha tematizzato e sviluppato tale titolo glorioso fino ad arricchirlo di contenuti sorprendenti” (Idem, op. cit., pag. 605).

Ne ha mai fatto di se un sacerdote. Questo profeta della Galilea che per noi cristiani è l’icona di Dio, la sua epifania nella nostra carne, tanto che lo chiamiamo “figlio di Dio” per designare la sua intimità con Dio e la missione particolare che il Signore gli ha affidato, ha chiaramente distinto tra apparato religioso e fede.

Quest’uomo, che ha fatto sua la causa di Dio con tutto il cuore, che ha cercato ogni giorno di convertirsi alla volontà del Padre, che ha pregato per non indietreggiare di fronte alle prove della vita, è stato un laico: “Gesù nacque come ebreo laico, condusse il suo ministero come ebreo laico e

mori come ebreo laico...Egli era un laico religiosamente impegnato che sembrava minacciare il potere di un gruppo ristretto di sacerdoti. Questo contribuì allo scontro finale in Gerusalemme. ..Ho intenzionalmente sottolineato la condizione laicale di Gesù perché i cristiani sono molto assuefatti all’immagine di Gesù sacerdote o grande sommo sacerdote” (J.P. Meier, Un ebreo marginale, Queriniana, Brescia, volume I, pag. 345).

Sarebbe bene che non lo dimenticassimo mai.
Franco Barbero