domenica 26 ottobre 2014

DI GABRIELLA CARAMORE

"E' vero che, nella storia, le tradizioni religiose hanno provocato guerre, sostenuto violenze, incoraggiato soprusi, fomentato distruzioni. Ma questo è accaduto, e accade, quando si smette di interrogare: quando si crede di possedere la verità, invece di continuare a cercarla; quando invece di un Dio, inafferrabile e inconoscibile, costruiamo con le nostre mani una serie infinita di vitelli d'oro da idolatrare; quando ci facciamo giudici degli altri, invece di giudicare noi stessi. In questo senso i monoteismi - accusati da più parti di aver acceso violenze con il loro Dio, unico, possessivo e dispotico - a guardar bene, possono invece rappresentare un formidabile antidoto alle idolatrie di tutti i tempi. E forse non è inutile tornare qui ad osservare che l'idolatria abita i vissuti religiosi delle persone, ma anche la nostra quotidianità: idolo è il denaro, idolo è il possesso, idolo siamo noi stessi.
La seconda osservazione -lapidaria-  è che anche le società civili hanno fallito nel loro compito di umanizzazione, quanto e a volte più di quelle religiose. Lo dimostrano i conflitti, le guerre, le tirannie, gli oltraggi, le violenze che abitano ogni angolo del pianeta, anche là dove il tessuto religioso non abbia più alcun valore. E nei luoghi in cui le religioni sembrano ancora agitare lo scettro della violenza e della sopraffazione, se si guarda più a fondo si scopre che interessi internazionali, mercati d'armi e di denaro, interessi personali, iniquità ataviche e ineliminabili sono i reali timoni della violenza.
Infine, se guardiamo a fondo nelle parole delle Scritture, con un lavoro attento di decodificazione di un linguaggio lontano dal nostro e contestualizzando nella storia antica gli eventi che vi vengono raccontati, capiremo che i valori della libertà, della giustizia, della fratellanza, che siamo abituati a pensare come prodotti della modernità, hanno in questi testi antichi le loro fondamenta".
( Da Variazioni sul credere, Ed. Gruppo Abele, pgg 33-34)