domenica 26 ottobre 2014

CHIEDITI PERCHÉ

Da tempo circola sul web un'informazione di cui non sono riuscito a controllare la fondatezza ma che non esito a definire rivelatrice.
In Giappone l'unica categoria di persone che non è obbligata a inchinarsi davanti all'imperatore è quella degli insegnanti. I giapponesi infatti credono ch senza insegnanti non ci sarebbero nemmeno gli imperatori! E questo dice non solo della considerazione di cui godono i docenti da quelle parti ma di quanto la saggezza orientale comprenda e preservi gelosamente il compito educativo.
Come davanti ad uno spazio sacro dovremmo toglierci i calzari entrando in una scuola perché - da queste pagine l'abbiamo ripetuto con forza e convinzione - è un luogo, quello, di cui non si insegna solo a far di conto e a dare nozioni di storia e patria. Quella palestra di vita forma i cittadini, forgia le coscienze delle generazioni, insegna a vivere, incide in modo determinante sul futuro delle comunità.
Purtroppo nel corso del tempo, dalle nostre parti, l'impegno dell'educare e dell'istruire è stato derubricato a rango di manodopera pubblica a buon mercato, paragonato a qualunque altro impiego statale e spogliato di ogni riferimento all'importanza, alla delicatezza, alla centralità dell'educare. Anche per questa ragione mi piacerebbe che, all'inizio del nuovo anno scolastico fosse lanciata una sorta di campagna in tutte le scuole. Un impegno comune per i docenti di ogni area di insegnamento per stimolare i bambini, i ragazzi, i giovani al pensiero e al pensiero critico, al gusto della curiosità. Insegniamo: "chiediti perché". Insegniamo a non comprare mai niente a scatola chiusa. "Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso", scriveva Albert Einstein nel 1952 a Carl Seeling. Detto da uno scienziato di quella levatura c'è da credergli!
Per questo dovremmo sentirci incalzati dal proporre la curiosità, non tanto come disciplina curriculare, quanto come metodo che accompagni lo studio e l'apprendimento della matematica e della geografia, della filosofia e della storia, della letteratura, delle religioni, dell'arte, della scienza... I non-curiosi sono uomini tristi inesorabilmente fermi agli stalli di partenza. Perché la curiosità è il buono pasto che la vita ci concede gratuitamente per nutrire il cervello. E l'anima.
Come amava ripetere sempre lo stesso Einstein: "la cosa più importante è non smettere mai di domandare". Se questa semplice regola fosse eseguita anche nella politica e nell'economia, nelle chiese (intese come confessioni religiose) e nell'azione sociale... riusciremmo a rispondere meglio ai bisogni reali e alla vita delle persone piuttosto che alle teorie elaborate nei gabinetti asettici del pensiero disincarnato.
Non ci resta che sperare (e operare) nel riscatto di un'epoca in cui le sole curiosità che sembrano avere successo riguardano il gossip e sollecitano la morbosità piuttosto che la conoscenza. Lanciamo una campagna tra i giovani. È urgente. Scriviamolo sui muri, in tweet e dappertutto facciamone uno slogan: #chieditiperché. Promuoviamo una scuola che prima che fornire le risposte (sulle questioni scientifiche, storiche, geometriche...) insegni a porsi le domande, a "chiederti perché".

(Tonio Dell'Olio, Rocca 1 ottobre)