lunedì 27 ottobre 2014

INSEGNACI TU CHE SIAMO LIMITATI

Ci capita di riflettere sulla nostra vita, sul fatto che il tempo passa in fretta e spesso ci sorprendiamo con dieci, venti anni di più senza quasi essercene accorti, così pure sul fatto che la nostra esistenza e quella delle persone che amiamo sono fragili, e noi possiamo sparire in un attimo. E quanto descrive il Salmo 90: "i giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni; o, per i più forti, a ottant'anni; e quel che ne fa l'orgoglio, non è che travaglio e vanità; perché passa presto, e noi ce ne voliamo via" (v. 10).

Due atteggiamenti esistenziali prevalgono quando si avvia un confronto sulla vita e sulla morte: quello di chi vede la morte come una minaccia incombente e vi si rassegna; e quello, più diffuso, per cui di morte non si parla, il limite è tendenzialmente rimosso dalla coscienza e la morte è temuta, disprezzata, sfidata e oggetto solo di scongiuri. Insomma, un confronto a due tra l'uomo e la sua vita.

La novità della Bibbia e del Salmo 90 è che esso propone sul tema un confronto a tre, e Dio ne è l'interlocutore, ma anche colui che protegge la vita fin dalle origini, la giudica, le da il senso della finitudine e della colpa, ma da anche a chi prega una coscienza diversa e una nuova saggezza. Al v.12 troviamo una richiesta del salmista a Dio: "Insegnaci a contare i nostri giorni", cioè insegnaci Tu che siamo limitati. Nella Bibbia la saggezza del cuore è proprio la conoscenza profonda del senso della vita; e la vita che sa per cosa vive, in che direzione si muove.

"Insegnaci a contare i nostri giorni sicché arriviamo alla saggezza del cuore". Cioè, insegnaci Tu ch questa nostra vita breve, questo soffio, ha un peso e che può essere luogo di una prospettiva e di un'azione. Certo, è un tempo da vivere e non un'eternità. Ma il Tu che incontriamo in Dio ci permette di chiedere che in questo tempo sia resa salda l'opera delle nostre mani: "rendi stabile l'opera delle nostre mani" (v.17). Contare i nostri giorni significa sapere che ogni giorno ci è donato per l'opera delle nostre mani: per il lavoro e per la fraternità, per l'amore e per il dono, per costruire senso, per edificare, anche nei rapporti, anche con le persone e per le sfide che ogni giorno ci mettono in questione.

(dalla meditazione di Maria Bonafede, pastora valdese, Riforma 17 ottobre)