venerdì 21 novembre 2014

DIALOGANDO CON CARMELO DINI

Trovo molto interessante ed utile confrontarci sull'identità cristiana. Ne scrissi nel mio libro "Il dono dello smarrimento" Gabrielli Ed., ripreso poi da Marco Bouchard in "Credere ed appartenere" Ed. Gruppo Abele.
In breve: non credo proprio che una identità cristiana, passata al vaglio del pluralismo culturale, antropologico e religioso, sia costruttrice di muri. Essi, semmai, nascono quando l'identità è esclusivista e quindi rigida e finalizzata alla annessione degli altri alla nostra strada. Esiste anche un inclusivismo mascherato che dà per scontato il fatto che gli altri debbano arrivare a casa nostra o siano dei cristiani anonimi.
Credo però che sia una tragica illusione la scorciatoia di chi pensa che si dialoghi davvero alla pari solo cancellando o tacendo ogni identità. Infatti, per dialogare davvero con te, devo sapere chi sono io e chi sei tu. Diversamente si fa dell'irenismo o, peggio, ci si riduce  a chiacchiere di buon vicinato.
Del resto, anche a livello psicologico, la dissoluzione dell'identità personale conduce al deperimento psichico del soggetto.
Credo, invece, che sia preziosa una identità forte, umile, espressa, mai aggressiva, aperta all'accoglienza dei valori altrui, dialogante, anche fiera della propria fede.
Ma correggere o discostarsi dal Catechismo ufficiale, sostanzialmente fermo al Concilio di Trento (1545-1563), non mi sembra affatto un male. Il Catechismo ufficiale in larga misura è una barzelletta sul piano antropologico, una banalità sul piano biblico; sul piano dogmatico è completamente rivolto al passato, assertore e custode di dogmi che gli studi biblici hanno sciolto come neve al sole.
Devo e posso come cristiano trovare altro fondamento alla mia identità di fede.  Essa poggia sul messaggio delle Scritture, sulla fiducia in Dio e sulla prassi di Gesù di Nazareth. Altro che dissoluzione e paura di perdere la propria identità! Si tratta di passare dalla terra friabile del Catechismo alla solidità e fecondità del messaggio biblico.
Ed è una identità in cui mi sento in comunione profonda e gioiosa con quella parte di chiesa che ha puntato tutto sul Vangelo.
Un caro saluto
don Franco Barbero