sabato 29 novembre 2014

"È UN BOLLINO BLU DA ESIBIRE: L'ETICA"

"Spesso si tenta di nobilitare pratiche che non hanno niente di etico, per dargli una patente di affidabilità ". Remo Bodei ha analizzato nei suoi libri desideri, passioni, impulsi egoistici e spinte altruistiche, nella sfera etica e in quella politica. Di fronte a questi sconfinamenti del mercato sul terreno della morale, da filosofo, cerca di valutarne la complessità: lati positivi ed eventuali rischi.


Professore, l'etica può diventare un prodotto commerciale?

"Ho paura che a volte si tratti solamente di un modo per legittimare costumi biasimati della società. L'etica ha a che fare con la creazione di norme e comportamenti che permettano di distinguere ciò che è male e ciò che è bene. Ma l'aggettivo "etico" può essere usato come una foglia di fico, in modo esornativo, per trarne dei benefici. L'etica è diventata un bollino blu da esibire".


Come si trattasse di un qualsiasi messaggio pubblicitario?

"Molte volte è un battage pubblicitario, per vendere un prodotto presentandolo in modo politicamente corretto. Vivendo in America ho imparato molte cose su questo tipo di eccessi. Negli Stati Uniti le prostitute vengono chiamate "lavoratrici del sesso". Ciò non cambia la sostanza".


E se invece fosse un modo per sentirci meno soli, per sentirci ancora parte di una comunità?

"In alcuni casi è così. Le banche etiche hanno un loro valore intrinseco, fanno appello al fatto che attraverso i soldi ci si possa prendere cura dell'ambiente, aiutare i più deboli, cercare di contrastare gli investimenti nella produzione delle armi o del nucleare. Anche la chiesa metodista americana negli anni Venti del Novecento ha tolto il divieto di investire in Borsa, purché gli investimenti non andassero su gioco d'azzardo e alcol. Gli altri tentativi, però, mi sembrano solo piccoli correttivi".


Non crede che rispettare alcune regole di produzione e commercio, mettere dei paletti a un mercato selvaggio, possa essere importante?

"L'esigenza complessiva di porre limiti a comportamenti edonistici ed individualisti è reale, ma può declinarsi in senso buono come risultare una semplice copertura, un'astuzia per rendere più appetibili alcuni prodotti. Per gli antichi, nelle società a scarsità economica, essere ricchi voleva dire essere poveri di desideri. Oggi la nostra economia vive di consumi, i desideri si sono moltiplicati. Il problema non è desiderare meno ma in modo polarizzato, mirato. L'etica, con le sue regole, risponde anche a questo".


Spariti i valori assoluti, come possiamo tentare di ricontrattare di volta in volta la nostra morale?

"Le grandi agenzie etiche del passato erano la Chiesa e la tradizione. Ora viviamo in società post-tradizionali, i cui mutamenti sono continui. Inoltre nel mondo multietnico non abbiamo più un'unica morale, ma tante diverse etiche che convivono. Ciò non vuol dire che siamo diventati tutti relativisti. Usando un'espressione gramsciana direi che i costumi si modificano molecolarmente".


Nel nostro paese c'è ancora posto per la solidarietà?

"L'Italia è il paese del particulare di Guicciardini ma capace di grande spirito solidaristico: abbiamo dai quattro ai sette milioni di volontari. Non siamo solo il paese del familismo amorale".

(Raffaella De Santis, Repubblica12 novembre)