venerdì 5 dicembre 2014

QUEL DIALOGO TRA CINA E VATICANO

"Pechino offre al Vaticano di scegliere insieme i nuovi vescovi". Così titola il "Global Times" sito ufficioso del governo cinese, riportando una notizia data dal quotidiano filo comunista di Hong Kong "Wenweipo" che la attribuisce ad una "fonte autorevole" di Pechino. E' la conferma, indiretta ma eloquente, che la notizia è autentica.
La "fonte autorevole" fa sapere che il messaggio inviato in agosto da Francesco alle autorità della Repubblica popolare - mentre volava, primo Papa nella storia, nello spazio aereo cinese - ha avuto effetti positivi e che Pechino è pronta a riconsiderare insieme alla Santa Sede tutti i principali problemi aperti tra le due parti. Il contenuto del messaggio è cauto. Si manifesta solo la disponibilità ad affrontate insieme i problemi. Ma questo "insieme" è già una notizia. Implica, infatti, il riconoscimento che la Santa Sede ha diritto ad interessarsi della Chiesa in Cina senza venir accusata di ingerenza negli affari interni della Repubblica popolare. Dopo decenni di aspri rimproveri per le relazioni diplomatiche intrattenute dal Vaticano con Taiwan, si scrive inoltre che tale questione non è poi così difficile da risolvere, anzi che il governo di Pechino ha già studiato la soluzione. Non si gira intorno, poi, alla questione cruciale dell'Associazione patriottica dei cattolici cinesi che, secondo Roma, permette al partito di controllare in modo capillare tutta la vita della Chiesa ″ufficiale″. Ora, scrive il "Wen wei po", per Pechino il tema non è più intoccabile, perché il tempo passa, le situazioni cambiano e si trasforma anche la mission dell'Associazione patriottica, per la quale si può pensare anche ad un mutamento di nome e di funzioni. Sarebbe un cambiamento di portata storica e sicuramente a Pechino non tutti sono d'accordo. Ma anche solo ipotizzarla apre nuovi scenari. Al problema del1'Associazione patriottica si lega strettamente quello della Conferenza episcopale "indipendente" dalla Santa Sede ma "dipendente" dal partito attraverso l'Associazione. Ma anche questo legame può essere rivisto secondo la "fonte autorevole". Si arriva così alla questione della nomina dei vescovi. Roma ha sempre ribadito che spetta solo al Papa. Il "Wen wei po" propone una procedura che riconosce al Papa tale nomina, seppure alla fine di un lungo percorso di consultazioni. Anzi, ne propone due, insomma c'è spazio per discutere. Ma c'è una deadline: le novità devono realizzarsi entro il 2015, anno in cui - mera coincidenza? - è prevista una nuova Assemblea nazionale dei cattolici cinesi.
Queste aperture sorprendono dopo che per mesi sono giunte in Occidente notizie di croci abbattute e di chiese distrutte, in particolare a Wenzhou. Ma chi conosce la situazione dall'interno spiega che è stato l'effetto indiretto - molto pesante per i credenti - della scelta politica di condurre una lotta durissima contro la corruzione: spesso, infatti, i funzionari usano gli affari religiosi per arricchirsi. E, al vertice, un comune disegno lega lotta contro la corruzione e ″normalizzazione″ dei rapporti con il Vaticano: il cosiddetto ″Socialist rule of law with Chinese characteristics″. Dall'esterno, non è facile cogliere questi collegamenti e, oggi come ieri, contro l'intesa tra la Santa Sede e la Cina giocano l'incomprensione culturale, la sfiducia reciproca e la mancanza di fretta. Davanti alle novità, hanno cominciato immediatamente a levarsi inviti alla prudenza che invocano all'ennesimo rinvio. Ma l'inerzia stride con l'urgenza missionaria impressa da papa Francesco a tutta la Chiesa.
L'urgenza del dialogo deve prevalere sulle distanze. Insomma, e il tempo è superiore allo spazio», come ama ripetere papa Francesco citando Sant'Ignazio.
Agostino Giovagnoli

(Repubblica 24 novembre)