martedì 20 gennaio 2015

“Da Francesco un pensiero realista, su certi temi non bastano i principi”

ROMA. «Mi è piaciuto molto questo intervento di Francesco. Fu già l'Humane Vitae a parlare in questi termini di paternità responsabile, non tanto di controllo delle nascite, ma di una paternità intesa come scelta libera e consapevole perché la vita è una cosa seria». Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, è convinto che è questo il tempo in cui «su questioni capitali per la persona e per la vita non si può più viaggiare soltanto sul piano dei principi. Occorre – dice - stare coi piedi per terra e salvaguardare anche la sfera privata».
In che senso?
"Senza relativizzare i principi, credo occorra andare incontro alle fragilità delle persone e insieme illuminare la loro vita facendo sì che la stessa vita e la dottrina non vadano in conflitto. La verità non deve essere a discapito delle persone, a discapito ad esempio della solidità di un matrimonio. Ci possono essere situazioni in cui una coppia intende vivere una certa situazione in termini di eroismo, ma l'eroismo non deve essere imposto a tutti. Non si può mettere in discussione la solidità coniugale laddove ci sono diversità di vedute, laddove un coniuge vuole rapporti sessuali volti esclusivamente alla procreazione e l'altro coniuge invece no. Lo so, sono discorsi delicati e che viaggiano sempre sul filo del rasoio, ma sui quali occorrono approcci diversi da caso a caso».
La visione del Papa è, dunque, realista?
«Possiamo dire di sì. Del resto c'è differenza tra la sessualità animale e quella umana. Gli animali si accoppiano obbedendo alle leggi della natura, gli uomini fanno scelte libere aperte alla vita ma che insieme devono considerare anche la qualità della vita stessa. Ciò non significa intendere la sessualità come mero capriccio o soddisfazione corporea, ma come scelta consapevole, perché ogni figlio sia effettivamente voluto in un'ottica di apertura alla vita. Paolo VI, parlando ai confessori, raccomanda comprensione e misericordia. Ma in ogni caso la paternità responsabile mirava a evitare che la scelta della vita fosse casuale o necessitante, come se per raggiungere la comunione fisica si dovesse per forza di cose pagare il prezzo della gravidanza. Non regge. Non è il dazio da pagare per il piacere altrimenti non c'è l'apertura alla vita intesa come scelta responsabile».
Paolo Rodari

(Repubblica 20 gennaio)