IL TEMPO
Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?(Qohelet 3,1-9)
Il libro di Qohelet presenta le riflessioni di un sapiente sulle contraddizioni della vita e lo fa applicando una particolare metodologia, quella di partire sempre dalla realtà quotidiana.
E questo non perchè la realtà di tutti i giorni sia più interessante, ma perché è quella che conosciamo meglio.
E allora, qual'è la chiave di lettura del quotidiano per Qohelet?
Cos'è, secondo lui, che ci permette veramente di conoscere?
Conoscere significa entrare in relazione con le persone e con la natura e occorre incontrarle per conoscerle.
Qohelet ci dice, a questo proposito, che i sapienti non sono coloro che sanno e fanno tante cose, ma coloro che vivono le cose che fanno.
Egli ci invita ad incontrare e a vivere profondamente quello che facciamo. Con questa premessa diventa più semplice capire quale messaggio ci vuole trasmettere quando nei versetti 1-8 ci parla del tempo.
Intanto ci vuole indicare tutte le azioni e tutti i sentimenti che viviamo durante la vita e ci invita ad accettare tutti i momenti, sia quelli della gioia sia quelli della sofferenza, sia quelli che costruiamo sia quelli che dobbiamo subire e che non possiamo evitare. Egli ha una concezione del tempo diversa dalla nostra.
Infatti il tempo, per la nostra cultura, si svolge con un movimento lineare : c'è prima un passato, poi un presente e infine un futuro.
Nonostante ci siano questi tre momenti, noi siamo soprattutto proiettati verso uno di questi: il futuro.
Infatti la maggior parte dei nostri pensieri è spesa e impegnata a programmare: fra un ora, stassera, domani, fra una settimana, fra un anno.... Invece Qohelet rivolge particolare attenzione al tempo presente; per lui ogni momento della vita è importante e quindi da vivere fino in fondo.
Anche Gesù era su questa lunghezza d'onda.
Infatti rimproverava i discepoli e chi lo ascoltava dicendo: "Voi sapete leggere se piove, se fa freddo o se ci sarà il sole, ma non sapete leggere il presente".
Ascoltando l'insegnamento di Qohelet e di Gesù, sarebbe per noi opportuno riscoprire il vero valore del tempo. Noi pensiamo di possederlo e di controllarlo perché abbiamo degli strumenti per misurarlo, ma in realtà ci facciamo dominare da esso.
Anche sul piano della relazione questo si traduce in legami frettolosi e perciò fragili, dove spesso la quantità supplisce alla scarsa qualità.
Per stabilire rapporti umani occorre dare tempo al tempo e darsi questo tempo reciprocamente; spesso occorre anche fermarsi per guardare l'altro/a negli occhi e per essere guardati, per ascoltare ed essere ascoltati. E' neccessario condividere un tratto di strada percorrendolo lentamente.
Noi purtroppo spesso tendiamo a riempire il nostro tempo e i nostri spazi di cose, perché ci illudiamo che esse ci rendano più sicuri nell'affrontare il futuro. Secondo Qohelet questo non è un atteggiamento etico: queste sono vanità, come inseguire il vento.
Rischiamo, così facendo, di affannarci a cercare lontano le piccole gioie che ci sono vicine. L'atteggiamento etico è invece quello di chi vuole imparare ad incontrare e a godere ogni momento della relazione, anche quando l'altro può farci cambiare programma.
Sarebbe bello pensare che anche noi, come succede tra i popoli andini, al termine di una giornata, rientrando in casa, ci sentissimo rivolgere questa domanda: "Chi hai incontrato oggi?" invece di "Che cosa hai fatto oggi?".
Perché l'incontro è importante? Perchè ci fa uscire da noi stessi. Il confronto e il dialogo ci aiutano a conoscere i nostri limiti, quelli degli altri e delle cose. La necessità e il limite ci rendono amici perché consapevoli di aver bisogno della compagnia e della sapienza delle altre persone.
Contrariamente alla mentalità diffusa, che considera l'importanza del tempo in rapporto alla sua efficienza, la qualità del tempo è invece legata soprattutto alla dimensione relazionale, allo "star bene" insieme e fra gli altri.
La riflessione sui versetti di Qohelet ha rafforzato nel mio cuore il desiderio di stare sempre più attenta alle piccole cose di ogni giorno e a non trascurare ciò che di vivo, di bello, di buono e di vero c'è in ogni persona che incontro.
Ada Dovio