martedì 7 aprile 2015

"Un incontro nato al tempo del sinodo, speriamo dia frutti"

«E' una bella visita, una notizia importante, che speriamo lasci un'eredità nel proseguire dei rapporti ecumenici. Accoglieremo il Papa con gioiosa sobrietà, com'è nei nostri costumi». Chi sperava di vedere i pastori valdesi sconvolti e increduli di fronte all'annuncio che Francesco farà loro visita nel tempio di corso Vittorio, lunedì 22 giugno tra le 9 e le 10,15, rimarrà deluso. Come spiega il 'padrone di casa', il pastore Paolo Ribet.
Pastore, come è nata questa visita?
«L'estate scorsa il Papa mandò un messaggio di benvenuto al nostro Sinodo, un fatto senza precedenti, e anche il rappresentante della Cei pronunciò un discorso di notevole significato. A quel punto la Tavola decise di invitare il Papa a una visita, che in un primo tempo era stata da noi immaginata nelle Valli dove la Chiesa valdese è nata. E' iniziata una trattativa, che si è conclusa una settimana fa con la decisione di Torino, città che comunque per noi ha una grande importanza. In caso contrario i tempi sarebbero stati troppo lunghi».
Perché?
«Perché il Tempio di corso Vittorio è stato il primo a nascere dopo le lettere albertine che ci restituirono la libertà di culto nel 1848. E poi perché si tratta della 'frontiera' tra le Valli e il resto d'Italia, e crediamo che qui la Chiesa valdese sia conosciuta e apprezzata per ciò che fa».
Come avverrà la visita?
«Ci stiamo ancora lavorando, lo sappiamo da pochissimi giorni! Di certo ci sarà un saluto del Moderatore Eugenio Bernardini e uno mio, forse un breve stacco musicale. E il discorso del Papa. Non c'è, ovviamente, una specifica richiesta o argomento da presentare al Papa, siamo invece molto interessati ad ascoltare quanto vorrà dirci. Oltre alla Tavola e ai rappresentanti di altre chiese torinesi, e ai giornalisti, confidiamo che ad affollare il tempio ci sia il popolo dei valdesi torinesi. Il tutto ovviamente nel rispetto delle norme di sicurezza che verranno spiegate prossimamente».
Il Papa sarà a Torino per l'Ostensione della Sindone e per ricordare Don Bosco. Due argomenti non proprio popolari per voi...
«In effetti è così. Ma è una semplice casualità, che per parte nostra ci limitiamo ad ignorare. Don Bosco ebbe parole terribili contro i Valdesi, diciamo che non era molto fraterno nei tempi in cui visse. Se lo ricordassimo potrebbe nascerne una polemica, il che è ovviamente fuori dai nostri obiettivi».
Come ci si rivolge al Papa da parte di un valdese?
«Imitando Paolo Ricca, io pensavo a 'fratello', che è il modo più bello e alto nel quale ci si possa rivolgere nell'ambito di un incontro tra cristiani. Vedremo se la diplomazia ecclesiastica mi farà cambiare idea, ma spero di no".
Di che cosa parlerà nel suo saluto?
«Del luogo dove siamo, la chiesa e la città. La visita del Papa, ancorché privata, è un fatto storico di grande importanza, che speriamo possa restare molto a lungo all'interno dei rapporti ecumenici, contribuendo a migliorarli e a renderli appunto più fraterni».
Vera Schiavazzi

(Repubblica 26 marzo)