lunedì 6 luglio 2015

Il Papa: no ai leader a vita, anche nella Chiesa

CITTA' DEL VATICANO. Non ci sono «leader a vita», né nella Chiesa né fra i laici. Perché il rischio è quello «della dittatura, come avviene in alcuni Paesi». Una tentazione definita «del diavolo». I leader, anzi, devono essere «servitori». E anche nella Chiesa nessuno è «indispensabile». L'unico insostituibile «è lo Spirito Santo, e Gesù è l'unico Signore».
Un Papa Francesco in forma nonostante il caldo, quasi alla vigilia del suo nono viaggio all'estero in tre Paesi dell'America Latina, invita a non cedere alla tentazione di credersi indispensabili. Lo ha fatto con forza ieri in Piazza San Pietro, al 38mo raduno di Rinnovamento nello Spirito, davanti al Capo del movimento, Salvatore Martinez, che ha aperto i lavori, e al presidente dei vescovi italiani, il Cardinale Angelo Bagnasco.
«Esiste una grande tentazione per i leader - ha detto Jorge Bergoglio - la tentazione di credersi indispensabili viene dal demonio che vi porta a volere essere al centro. Passo a passo si scivola nell'autoritarismo, nel personalismo». Il Papa ha così insistito sulla necessità che gli incarichi abbiano una scadenza, non solo nella vita pubblica ma anche nella Chiesa. «Si deve mettere un tempo limitato agli incarichi che sono servizi, in realtà - ha spiegato -. I leader laici devono fare crescere materialmente e spiritualmente chi verrà dopo. Tutti i servizi, anche nella Chiesa, è conveniente che abbiano una scadenza».
Il potere porta alla vanità - ha ancora detto Francesco -, ti senti capace di fare qualsiasi cosa». E' tutta opera del «diavolo», ha avvertito. «Il diavolo entra dai portafogli, è questa la porta d'entrata». Ma come «servitori», i leader devono anche farsi da parte se è necessario. Al Rinnovamento nello Spirito, un movimento fortemente identitario e presente in tutto il mondo, ha chiesto così di essere una «corrente di grazia», «un fiume che confluisce nell'oceano». Perché la Chiesa che si ferma diventa autoreferenziale e «si corrompe».
Rinnovamento si era riunito a San Pietro già nelle prime ore del pomeriggio per pregare e cantare all'insegna dell'ecumenismo. In piazza erano presenti anche i delegati  delle altre chiese cristiane, ortodossi, anglicani, evangelici. Tra loro Giovanni Traettino, presidente della Chiesa Evangelica della Riconciliazione, ma soprattutto grande amico di Papa Francesco. Proprio un anno fa Bergoglio andò a Caserta a trovarlo in segno di amicizia. Ieri sera si sono abbracciati con affetto.
Più di 3mila le persone in piazza, con preghiere e musica. Quella di Andrea Bocelli e quella della cantante israeliana Noa. Quindi il Papa ha invitato tutti a pregare per l'unità dei cristiani. Ha ricordato i ventitré egiziani  copti uccisi in Libia dal cosiddetto Stato islamico, e ha detto: «Sono i nostri martiri.  E se il nemico ci unisce nella morte, chi siamo noi per dividerci nella vita? Ci sono differenze, ma lasciamole da parte. Andiamo avanti con quello che ci unisce, che è abbastanza».
Marco Ansaldo

(La Repubblica 4 luglio)