mercoledì 1 luglio 2015

"Perdonateci per avervi perseguitati"

TORINO. «Vi chiedo perdono». La voce del Papa è grave, come mai prima, e l'uditorio inizialmente non così ben disposto verso la più alta gerarchia cattolica. Troppe tuttora le distanze, gli orrori, i dolori di una frattura storica che solo ora sembra ricomporsi. In mezzo, persecuzioni e massacri. Ma, come dice Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola Valdese, il Pontefice entrando nel Tempio di Torino «ha varcato un muro alzato otto secoli fa, quando la nostra chiesa fu accusata di eresia e scomunicata».
Bergoglio ha lo sguardo basso. «Vi chiedo perdono, da parte della Chiesa cattolica, per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani, che nella Storia abbiamo avuto contro di voi: in nome di Cristo, perdonateci». E continua, il Papa argentino che non dimentica le relazioni intessute da arcivescovo: «La cordiale accoglienza che mi riservate mi fa pensare agli incontri con gli amici valdesi del Rio della Plata, di cui ho potuto apprezzare la spiritualità, e imparare tante cose buone». Valdesi e cattolici possono collaborare: «Nonostante le differenze c'è un profondo legame tra di noi, uniti al servizio di poveri, migranti ed esclusi».
È a questo punto che l'atmosfera si scioglie e anche i più guardinghi si commuovono, pur restando fermi nei loro princìpi. «La storia non si cambia - replica il pastore Bernardini - Le esclusioni, i pregiudizi, i martiri ci sono stati. Conta che la Chiesa di oggi esprima un giudizio storico. Francesco con le sue parole ha dato il tono alla musica anche se non ha scritto le note: ma dare il tono è importante perché aiuta chi poi ha la competenza a scrivere le note».
Nel pomeriggio è stata la volta dei parenti piemontesi. A nessun altro, Francesco, nelle 30 ore della sua agenda torinese, ha dedicato così tanto tempo: quasi 6 ore, tra saluti, messa privata, tavola - lingua in salmì, risotto agli asparagi e grignolino - e dopo - pranzo. Riabbracciare i familiari per Bergoglio è stato «un ritorno a casa». "Giorgio", come lo chiamano i sei cugini torinesi, Elio, Giuseppe, Isa, Carla, Delia e Valter, è rimasto in loro compagnia solo con l'arcivescovo Nosiglia e il cardinale Poletto. I parenti, una trentina, con figli e nipoti, non gli hanno fatto regali, solo "buste" con offerte per i "suoi poveri". «L'ho trovato un po' stanco, e gli ho detto: "prenditela più bassa... », dice la cugina Isa Bellero.
«Il momento più bello? Quando ci ha allargato le braccia e ci ha detto che era felice ». Elio, che vive a Settimo Torinese, racconta: «Ci ha invitato ad andare a trovarlo in Vaticano, a preparargli la bagna càuda, di cui è golosissimo. Prima o poi dovremo farlo davvero». Infine l'incontro con il comitato organizzatore dell'Ostensione della Sindone: escluse, a sorpresa, le Fondazioni bancarie sponsor dell'evento. Un altro schiaffo dopo le parole di fuoco pronunciate il giorno prima in piazza Vittorio Veneto contro le banche.
MARCO ANSALDO (ha collaborato gabriele guccione)

(la Repubblica 23 giugno)