sabato 29 agosto 2015

Anche l'Onu contro Israele: «Chiara strategia»

Fa tre­men­da­mente caldo in que­sti giorni in Israele e nei Ter­ri­tori pale­sti­nesi occu­pati. Tem­pe­ra­ture e umi­dità così alte non si regi­stra­vano da almeno cin­que anni. In que­sta estate tor­rida tre giorni fa 127 pale­sti­nesi, tra i quali decine di bam­bini, si sono ritro­vati all'improvviso senza casa, senza un riparo, e non certo per una cala­mità natu­rale.
Que­sta set­ti­mana sono riprese a pieno ritmo le demolizioni "di edi­fici e costru­zioni ille­gali" su ordine dell'Amministrazione Civile che, per conto dell'Esercito di occu­pa­zione, gesti­sce l'Area C della Cisgior­da­nia, ossia il 60% di que­sta parte di ter­ri­to­rio pale­sti­nese sotto il con­trollo totale di Israele. Una ripresa delle demo­li­zioni che si accompa­gna ai lavori di com­ple­ta­mento del Muro israe­liano a Bir Onah, nella valle di Cre­mi­san, e a ridosso della cit­ta­dina pale­sti­nese di Beit Jala, a sud di Geru­sa­lemme. In que­sta zona, popo­lata in alta per­cen­tuale da pale­sti­nesi cri­stiani, 58 famiglie stanno per­dendo, nono­stante le pro­te­ste anche delle Chiese locali, le loro terre e i loro ulivi. Anche ieri le ruspe hanno con­ti­nuato a livel­lare ter­reni e a sra­di­care alberi.
Lunedì, su ordine dell'Amministrazione Civile, sono stati demo­liti 22 edi­fici, tra barac­che, abi­ta­zioni e ovili, in quat­tro comu­nità beduine che vivono nei pressi dell'insediamento colo­nico di Maaleh Adu­mim. Set­tan­ta­nove per­sone, tra cui 49 bam­bini, sono state lasciate sotto al sole. Mar­tedì, l'Amministrazione Civile ha fatto abbat­tere altri 19 edi­fici a Fasail, nella Valle del Gior­dano, che, peral­tro, non si trova inte­ra­mente in Area C. 48 pale­sti­nesi, tra cui 31 minori, sono rima­sti senza un tetto.
Non era mai acca­duto in que­sti ultimi anni che tanti pale­sti­nesi per­des­sero la casa, sotto l'azione dei bull­do­zer israe­liani, in poche ore. Motivo? Il rispetto della "lega­lità", spie­gano i fun­zio­nari dell'Amministrazione Civile. Quelle case, quelle barac­che usate dalle quat­tro comu­nità - al Saidi, Bir el Maskub, Abu Falah e Wadi Snei­sel, tutte nella zona di Khan al-Ahmar, con un totale di 400 per­sone - erano state costruite senza per­messo. È una lega­lità a senza unico, fon­data sulle leggi dell'occupante che defi­ni­scono ille­gali le abi­ta­zioni costruite dai pale­sti­nesi nella loro terra e, al con­tra­rio, legit­time le colo­nie che i governi israe­liani hanno sparso per la Cisgior­da­nia occu­pata in aperta vio­la­zione del diritto e delle con­ven­zioni inter­na­zio­nali.
Non solo. Israele non include nella sua pia­ni­fi­ca­zione in Area C le comu­nità beduine – in sostanza è come se non esi­stes­sero – e svolge una poli­tica per tra­sfe­rirle e con­cen­trarle in deter­mi­nate zone. Il fine è anche quello di avere più spa­zio libero intorno agli inse­dia­menti israe­liani e, infatti, sono i coloni che più di altri insi­stono per eva­cuare senza esi­ta­zioni le comu­nità beduine. Presa di mira è soprat­tutto la tribù Jaha­lin già costretta a lasciare le col­line ad Est di Geru­sa­lemme dove è stata costruita Maale Adu­min, la più ampia colo­nia israeliana.
Con­tro que­sta ripresa delle demo­li­zioni sono inter­ve­nuti ieri il Coor­di­na­tore delle atti­vità uma­ni­ta­rie e di svi­luppo delle Nazioni Unite per il ter­ri­to­rio pale­sti­nese, Robert Piper, e il diret­tore dell'Unrwa in Cisgior­da­nia, Felipe San­chez. «Le impli­ca­zioni stra­te­gi­che di que­ste demo­li­zioni sono chiare perché avven­gono in paral­lelo con l'espansione degli inse­dia­menti (colo­nici)» ha com­men­tato Piper. Secondo il fun­zio­na­rio dell'Onu la delo­ca­liz­za­zione di que­ste comu­nità eli­mina la pre­senza pale­sti­nese den­tro e intorno all'area E 1, una stri­scia di terra tra Geru­sa­lemme e la Valle del Gior­dano che, se inte­res­sata da una nuova espan­sione delle colo­nie, taglie­rebbe in due la Cisgior­da­nia vani­fi­cando le resi­due pos­si­bi­lità di creare uno Stato pale­sti­nese con un ter­ri­to­rio omogeneo.
Ieri è giunta anche una buona noti­zia. L'Unrwa aprirà rego­lar­mente le 700 scuole nei 58 campi pro­fu­ghi pale­sti­nesi sparsi tra la Cisgior­da­nia, Gaza e i Paesi arabi cir­co­stanti. L'agenzia dell'Onu, che da 65 anni assi­ste i rifu­giati pale­sti­nesi, ha comu­ni­cato di aver rice­vuto in que­sti giorni dona­zioni per circa 80 milioni di dol­lari. Non coprono tutto il defi­cit di 101 milioni ma con­sen­tono comun­que di man­dare i ragazzi in aula all'inizio di set­tem­bre, come ogni anno.
Michele Giorgio

(Il Manifesto 20 agosto)