martedì 4 agosto 2015

UNA RISPOSTA

Cara Gemma,
sono sicuro che hai delle risposte e delle opinioni più perspicaci delle mie.
A me sembra che certe semplificazioni del linguaggio, certe "confusioni" siano diventate un ingrediente diffuso e vincente del lessico laico di cui è trombettiere ufficiale Eugenio Scalfari. In moltissimi casi non conta il peso, lo spessore di ciò che si dice: conta chi ti dà lo spazio e ti assicura di trasformarti in personaggio.
Quando capiscono che si tratta di una persona che pensa, cominciano a ridurre il territorio della comunicazione.
Nella mia lunga  vita ho spesso constatato che le persone che "pensano davvero" sono ritenute inaffidabili un po' ovunque.
Del resto, non possiamo dimenticare che "santa madre chiesa" è stata spesso nemica del pensiero e della libertà di pensiero.
Carissima Gemma,  mi inquieta assai il fatto che viviamo sempre di più in un oceano di parole in cui si ciancia di tutto e su tutto pur di "esserci". Si è rotto l'incanto dell'ascolto e del silenzio per cui la "sophia " ha lasciato il posto alla loquacità, dove stravince l'apparenza.
Per questo cerco di "raccogliere e custodire le parole e le perle" della gente che incontro, fuori dai contesti teatrali e, qualche volta, osare personalmente una parola che serva a nutrire il presente e a guardare oltre.
Condivido: sono molti i cattolici intelligenti, ma forse manca un pizzico di coraggio e questo favorisce, a mio avviso, il multiloquio dei tradizionalisti.
Cresciuto alla scuola di Hans Kung, sento mancare, anche nel nostro "giro", quell'audacia e quella passione che rendono feconda la vita dei credenti e turbano il sonno dei dormienti.
Non riesco a condividere l'eccesso di prudenza che caratterizza tanti cattolici intelligenti che avrebbero le carte per rispondere adeguatamente alle sfide odierne.
Cara Gemma, anch'io apprezzo il tuo impegno che conosco troppo poco.
Dio ci conservi la gioia di servire seminando e ancora seminando.
Ti abbraccio
don Franco