Il tassista che qualche giorno fa ha lasciato a terra il presidente del comitato Paralimpico, Luca Pancalli, non è una mosca bianca nel panorama torinese. A Gigliola Toniollo, 68 anni, responsabile dell'ufficio Nuovi diritti della Cgil di Roma, è successo tre volte. L'ultima il 5 settembre.
Come è andata?
«Sono arrivata a Torino in treno per partecipare ad un incontro alla festa dell'Unità. Sono scesa a Porta Nuova ed ero già un po' in ritardo. Sono andata nel parcheggio dei taxi e ho cercato una macchina adatta perché ormai molti tassisti hanno suv e macchinoni su cui non è facile salire. Il primo della fila, che per diritto avrebbe dovuto caricarmi, però non voleva spostarsi ma nemmeno prendere la mia corsa con la carrozzina».
E alla fine?
«Poi un suo collega molto gentile si è offerto di accompagnarmi e non sono nemmeno arrivata in ritardo. Ma è stato comunque spiacevole».
Dice che non è stata la sola volta...
«No, infatti. Un paio d'anni fa, sempre a Torino, sono uscita da un ristorante e ho chiamato un taxi ma quando è arrivato e ha visto la sedia a rotelle si è rifiutato di far salire me e mio marito. Un'altra volta era successo all'aeroporto di Caselle».
Solo a Torino le sono capitati episodi simili?
«Anche a Roma, naturalmente, ma quella è la città in cui vivo e in percentuale mi capita più spesso di ricorrere a un taxi. Nei numerosi viaggi che faccio per lavoro devo dire che non è mai capitato nulla di simile in altre città».
E perché secondo lei?
«Sarà una combinazione ma credo che in generale su questo servizio si stiano facendo passi indietro notevoli. C'è molta ignoranza, e non è nemmeno una questione di sensibilità. Non so quali danni pensano che possa fare con la mia carrozzina».
Alcuni dicono di non accettare i buoni taxi.
«È una scusa che non regge. I buoni sono per i residenti e io non avrei potuto utilizzarli. La verità è che per legge i taxi non potrebbero rifiutare la corsa a un disabile ma in realtà lo fanno accampando scuse».
E lei come reagisce?
«Io mi arrabbio moltissimo ma se c'è mio marito mi trattengo perché lui si arrabbia di più. Dopo i primi due episodi avevo scritto al Comune di Torino. Poi ho lasciato perdere».
Cosa le aveva risposto il Comune?
«Si era scusato augurandosi che non capitasse più, ma serve a poco. Serve più formazione. E ai trasgressori va sospesa la licenza».
Carlotta Rocci
(Repubblica 19 settembre)
Come è andata?
«Sono arrivata a Torino in treno per partecipare ad un incontro alla festa dell'Unità. Sono scesa a Porta Nuova ed ero già un po' in ritardo. Sono andata nel parcheggio dei taxi e ho cercato una macchina adatta perché ormai molti tassisti hanno suv e macchinoni su cui non è facile salire. Il primo della fila, che per diritto avrebbe dovuto caricarmi, però non voleva spostarsi ma nemmeno prendere la mia corsa con la carrozzina».
E alla fine?
«Poi un suo collega molto gentile si è offerto di accompagnarmi e non sono nemmeno arrivata in ritardo. Ma è stato comunque spiacevole».
Dice che non è stata la sola volta...
«No, infatti. Un paio d'anni fa, sempre a Torino, sono uscita da un ristorante e ho chiamato un taxi ma quando è arrivato e ha visto la sedia a rotelle si è rifiutato di far salire me e mio marito. Un'altra volta era successo all'aeroporto di Caselle».
Solo a Torino le sono capitati episodi simili?
«Anche a Roma, naturalmente, ma quella è la città in cui vivo e in percentuale mi capita più spesso di ricorrere a un taxi. Nei numerosi viaggi che faccio per lavoro devo dire che non è mai capitato nulla di simile in altre città».
E perché secondo lei?
«Sarà una combinazione ma credo che in generale su questo servizio si stiano facendo passi indietro notevoli. C'è molta ignoranza, e non è nemmeno una questione di sensibilità. Non so quali danni pensano che possa fare con la mia carrozzina».
Alcuni dicono di non accettare i buoni taxi.
«È una scusa che non regge. I buoni sono per i residenti e io non avrei potuto utilizzarli. La verità è che per legge i taxi non potrebbero rifiutare la corsa a un disabile ma in realtà lo fanno accampando scuse».
E lei come reagisce?
«Io mi arrabbio moltissimo ma se c'è mio marito mi trattengo perché lui si arrabbia di più. Dopo i primi due episodi avevo scritto al Comune di Torino. Poi ho lasciato perdere».
Cosa le aveva risposto il Comune?
«Si era scusato augurandosi che non capitasse più, ma serve a poco. Serve più formazione. E ai trasgressori va sospesa la licenza».
Carlotta Rocci
(Repubblica 19 settembre)