mercoledì 18 novembre 2015

LA DISCUSSIONE in corso in una scuola media di Firenze (se visitare una mostra sull'arte sacra possa costituire ragione di disagio per gli studenti non cristiani) è veramente paradossale. Una scuola pubblica che ancora appalta l'insegnamento della religione (cattolica) alle autorità ecclesiastiche, che nominano migliaia di docenti poi stipendiati dallo Stato, e si concede il lusso di discettare sull'eventuale "danno" che un crocifisso dipinto può indurre nei non cristiani, è una scuola che confonde la pagliuzza e la trave: entrambe nel proprio occhio.
La cultura del nostro Paese - specie le arti figurative - è largamente influenzata dalla religione di Cristo. Ammesso che esistano minoranze così insicure da spaventarsi o indignarsi perché i loro figli vivono e studiano in un paese nel quale suonano le campane e i muri di chiese, palazzi e musei grondano iconografia cristiana, quello è un problema loro. Crescano, leggano, studino, si confrontino, si organizzino per accettare l'impatto con la cultura del paese che li ha accolti, e del quale ormai sono parte integrante e spesso perfino integrata. Al contrario, che la didattica sia a tutt'oggi "concordata" con la Chiesa di Roma è un problema (gigantesco) della scuola pubblica. Di quel problema ci si occupi nelle scuole; senza perdere tempo a discutere se il crocifisso sognante dell'ebreo Chagall possa costituire motivo di disagio. L'arte non lo è mai, se non per chi ne teme la potenza.
Michele Serra,  L'amaca

(la Repubblica 14 novembre)