domenica 31 gennaio 2016

DIALOGANDO....

Carissima ......,
per chi legga i testi "sacri", così come sono pensati, scritti, redatti e spiegati nella predicazione corrente, la prima operazione da compiere è la desacralizzazione".
Bisogna, senza sminuire la loro vitale importanza, leggerli non come "Parola di Dio", ma come testimonianza di persone che hanno cercato di approssimarsi al "mistero" di Dio. Ma questo loro tentativo è profondamente "marcato" e contrassegnato dalla parzialità, dalla ambiguità e dalla contraddittorietà del loro immaginario e del loro linguaggio. Del resto, non c'è linguaggio rispetto a Dio che non sia in qualche modo ambiguo ed ombroso.
Ma, venendo alla tua domanda, direi che certamente nella Bibbia e nel Corano esistono alcuni passi che esprimono la convinzione e la dottrina del terribile giudizio di Dio, con relativa "assoluzione" o "condanna" eterna. Li troviamo anche nel Secondo Testamento, addirittura messi sulla bocca di Gesù. In verità, troviamo anche l'opposto: il Dio della misericordia e del perdono universale. Penso al mito del diluvio e al suo triplice :"mai più" e l'arco che unisce il cielo e la terra.
Ma come interpretare questo giudizio? Non voglio assolutamente spiegarti tutto, ma alcuni dati sono ormai acquisiti dalla ricerca storico-critica, teologica e linguistica.
Spesso la "sapienza" antica ha diviso il mondo in due: i buoni e i cattivi e ha proiettato nell'oltre della morte questo dualismo. Non va dimenticata la funzione conoscitiva e parenico-esortativa di tale linguaggio. Intanto è la "dottrina delle due vie" che sollecitò il credente a discernere attentamente dove sta il bene e dove sta il male. Il che, se è un insegnamento e non un dogma, ha una funzione pedagogica ed è un efficace espediente didattico (almeno in quelle culture).
Ma, specialmente per chi si trovava spesso dalla parte dei poveri e dei perdenti, affermare che esisterà una sanzione definitiva di Dio che ristabilità la giustizia e metterà le cose a posto, poteva costituire , accanto alla promessa del premio per i giusti-credenti, una spinta ad agire correttamente.
Va da sè che una tragica tentazione di troppi credenti è stata - ed è - la presunzione di annettersi Dio o di collocarsi nel giardino della virtù.
Ma c'è di più. L'umanità e le religioni hanno sempre fatto fatica a capire, anzi a congetturare, che la giustizia di Dio non è la nostra: è in una dimensione diversa, a noi ignota ed inaccessibile. Noi facciamo fatica ad uscire dall'immaginario di un Dio contabile. Facciamo fatica a capire che Allah è grande soprattutto nel Suo amore misericordioso.
Ma Dio premia questa fatica dei millenni della storia ed è per questa "crescita" che, sollecitate dalle culture laiche della misericordia da cui Dio non è mai estraneo o assente, le tradizioni religiose hanno potuto depennare, nelle loro ricerche più accreditate, le "fiamme dell'inferno", cioè il dogma del giudizio finale al quale nessuno potrebbe sottrarsi. Un Dio sadico è una bestemmia. Leggere alla lettera la Bibbia o il Corano significa far dire a Dio tutto e il contrario di tutto. E' innegabile che il loro messaggio centrale è l'amore di un Dio che vuole giustizia e felicità per le Sue creature.
C'è, dunque, un invito forte che ci viene dalle Scritture : non buttiamo via la nostra vita nel fuoco del nulla, dell'egoismo. Non abitiamo il comodo territorio della neutralità, ma coinvolgiamoci nel sentiero dell'amore solidale.
L'unico inferno che esiste è la violenza che, nelle sue molteplici versioni, nega l'amore e semina l'ingiustizia. Ma questo inferno è tutto qui in mezzo a noi.
Cara......., quante cose potrei aggiungerti se avessi l'opportunità di dialogare con te: una lettera è troppo veloce, ma io ne ho a centinaia e faccio quel poco che posso.
In ogni caso puoi telefonarmi.
Intanto leggi l'ultimo libro di Vito Mancuso "Dio e il suo destino". Potrà esserti utile.
Ti abbraccio e .....l'Amore di Dio è oltre ogni nostra parola. Cerchiamolo per tutta la vita.
don Franco Barbero