Carissima
......,
per
chi legga i testi "sacri", così come sono pensati,
scritti, redatti e spiegati nella predicazione corrente, la prima
operazione da compiere è la desacralizzazione".
Bisogna,
senza sminuire la loro vitale importanza, leggerli non come "Parola
di Dio", ma come testimonianza di persone che hanno cercato di
approssimarsi al "mistero" di Dio. Ma questo loro tentativo
è profondamente "marcato" e contrassegnato dalla
parzialità, dalla ambiguità e dalla contraddittorietà del loro
immaginario e del loro linguaggio. Del resto, non c'è linguaggio
rispetto a Dio che non sia in qualche modo ambiguo ed ombroso.
Ma,
venendo alla tua domanda, direi che certamente nella Bibbia e nel
Corano esistono alcuni passi che esprimono la convinzione e la
dottrina del terribile giudizio di Dio, con relativa "assoluzione"
o "condanna" eterna. Li troviamo anche nel Secondo
Testamento, addirittura messi sulla bocca di Gesù. In verità,
troviamo anche l'opposto: il Dio della misericordia e del perdono
universale. Penso al mito del diluvio e al suo triplice :"mai
più" e l'arco che unisce il cielo e la terra.
Ma
come interpretare questo giudizio? Non voglio assolutamente spiegarti
tutto, ma alcuni dati sono ormai acquisiti dalla ricerca
storico-critica, teologica e linguistica.
Spesso
la "sapienza" antica ha diviso il mondo in due: i buoni e i
cattivi e ha proiettato nell'oltre della morte questo dualismo. Non
va dimenticata la funzione conoscitiva e parenico-esortativa di tale
linguaggio. Intanto è la "dottrina delle due vie" che
sollecitò il credente a discernere attentamente dove sta il bene e
dove sta il male. Il che, se è un insegnamento e non un dogma, ha
una funzione pedagogica ed è un efficace espediente didattico
(almeno in quelle culture).
Ma,
specialmente per chi si trovava spesso dalla parte dei poveri e dei
perdenti, affermare che esisterà una sanzione definitiva di Dio che
ristabilità la giustizia e metterà le cose a posto, poteva
costituire , accanto alla promessa del premio per i giusti-credenti,
una spinta ad agire correttamente.
Va
da sè che una tragica tentazione di troppi credenti è stata - ed è
- la presunzione di annettersi Dio o di collocarsi nel giardino della
virtù.
Ma
c'è di più. L'umanità e le religioni hanno sempre fatto fatica a
capire, anzi a congetturare, che la giustizia di Dio non è la
nostra: è in una dimensione diversa, a noi ignota ed inaccessibile.
Noi facciamo fatica ad uscire dall'immaginario di un Dio contabile.
Facciamo fatica a capire che Allah è grande soprattutto nel Suo
amore misericordioso.
Ma
Dio premia questa fatica dei millenni della storia ed è per questa
"crescita" che, sollecitate dalle culture laiche della
misericordia da cui Dio non è mai estraneo o assente, le tradizioni
religiose hanno potuto depennare, nelle loro ricerche più
accreditate, le "fiamme dell'inferno", cioè il dogma del
giudizio finale al quale nessuno potrebbe sottrarsi. Un Dio sadico è
una bestemmia. Leggere alla lettera la Bibbia o il Corano significa
far dire a Dio tutto e il contrario di tutto. E' innegabile che il
loro messaggio centrale è l'amore di un Dio che vuole giustizia e
felicità per le Sue creature.
C'è,
dunque, un invito forte che ci viene dalle Scritture : non buttiamo
via la nostra vita nel fuoco del nulla, dell'egoismo. Non abitiamo il
comodo territorio della neutralità, ma coinvolgiamoci nel sentiero
dell'amore solidale.
L'unico
inferno che esiste è la violenza che, nelle sue molteplici versioni,
nega l'amore e semina l'ingiustizia. Ma questo inferno è tutto qui
in mezzo a noi.
Cara......., quante cose potrei aggiungerti se avessi l'opportunità di
dialogare con te: una lettera è troppo veloce, ma io ne ho a
centinaia e faccio quel poco che posso.
In
ogni caso puoi telefonarmi.
Intanto
leggi l'ultimo libro di Vito Mancuso "Dio e il suo destino".
Potrà esserti utile.
Ti
abbraccio e .....l'Amore di Dio è oltre ogni nostra parola.
Cerchiamolo per tutta la vita.
don
Franco Barbero