lunedì 18 gennaio 2016

“Io, aggredita dal branco che picchiava e insultava”

Sono state ore tremende, l'incubo del ricordo non mi lascerà mai. Noi donne correvamo spaventate e confuse come chi cammina su carboni ardenti. E la polizia era poca». Una giovane vittima della caccia di branco di Colonia narra quella notte, vista e sofferta con i suoi occhi.
«Ho visto moltissime giovani che piangevano disperate, in terra o sulla scalinata, e la cosa spaventosa era vedere che non indossavano più gli slip dopo l'aggressione. Giovani donne preda del panico per l'assalto brutale. Se eri donna, accompagnata dal partner o no, per te era finita, quelli non mollavano », continua la ragazza che vuole restare anonima. «Donne e ragazze sconvolte e tremanti, in ogni angolo della spianata tra la stazione e il Duomo. Alcune avevano tracce di sangue su corpo e vestiti, "loro" non hanno esitato a colpirle con pestaggi, furti e violenza sessuale. E davanti ai pochi, troppo pochi poliziotti che li affrontavano (140 agenti di Colonia e 70 federali, ndr), gli extracomunitari scatenati strappavano o bruciavano il permesso di soggiorno provvisorio tipico di chi ha chiesto asilo: "Che importa, tanto domani me ne procuro un altro"».
«Noi donne cercavamo con ogni mezzo di fuggire, fino alle più vicine stazioni della metro, ma era dura aprirsi un varco in quella marea umana ostile. Minuti lunghi e orribili: ci palpeggiavano violenti ed eccitati ovunque, dal seno all'intimità tra le gambe. Alcuni di loro cominciavano scippando le borse, altri andavano diritti al sodo e spogliavano le donne, gettando via i loro slip».
«Tutto è cominciato abbastanza presto. Fin dalle 17 avevano cominciato a radunarsi, già volavano le prime bottiglie contro i passanti; alcuni di loro sparavano razzi contro la gente, e miravano ben preciso, prendendosi tutto il tempo. Alle 20,30, mi ha poi spiegato un agente, hanno visto e subìto il peggio centinaia di spettatori che usciti da un concerto a due passi speravano di godersi una passeggiata lungo il Reno. Assalti, borseggi, palpeggiamenti brutali anche per loro».
«Ho visto aggredire anche un'agente di polizia, più volte la circondavano, più volte ha subito aggressioni e abusi sessuali, e cercavano di rubare la sua borsa. Adesso dobbiamo imparare a convivere con la paura, ma non è giusto. Hanno tentato più volte di violentarmi e di derubarmi, la prossima volta come potrò, potremo difenderci?».
«Verso le 23,30 sono arrivati all'apice della violenza: a decine formavano un cerchio e assalivano le donne, chiudendo loro ogni via di fuga, impedendo fisicamente di uscire. Poi stringevano il cerchio e passavano alle vie di fatto, urlando. Sono state ore d'inferno, come fosse una guerra ma noi eravamo vittime civili. E ora nella nostra città non ci sentiamo più sicure».
(testo raccolto da Andrea Tarquini)

(la Repubblica 9 gennaio)