In questi anni, non senza ragione, abbiamo cercato di superare una concezione della preghiera come "domanda" a Dio, anche perché eravamo stati educati in una tradizione che concepiva la preghiera anche come strumento per piegare Dio ai nostri voleri, per essere esauditi.
Eppure, fatte le dovute osservazioni e compiute le dovute "purificazioni", la preghiera di domanda può avere un significato. Essa, infatti, ci fa penetrare nella "condizione" orante del gruppo dei discepoli e di Gesù stesso: " E ponendosi in continuità con la rivelazione accolta e trasmessa dal popolo d'Israele che si può cogliere il vero cuore del Padre nostro, il quale, ancor più che nella proclamazione della paternità di Dio , si trova nell'attestazione della condizione di figli propria del popolo del Signore" (Pietro Stefani, il Padre nostro, Marietti, Genova 1991, pag. 43).
Domandare significa, come ci attestano in totale continuità le scritture sia ebraiche che cristiane, riconoscere la nostra creaturalità, la nostra forza limitata, il nostro bisogno come condizione costante davanti a Dio: " L'essere piccoli comporta sempre avere in se stessi quella capacità di chiedere e bussare su cui tanto insiste il Vangelo, vedendovi non l'espressione di un umano egoismo" bensì l'accoglimento stesso di quanto richiesto dalla rivelazione ( Mt7,7-11; Mc 11,24; Lc 11,5-13, 18,1-8; Gv 14,13-16).
"Abdicare al carattere prioritario del domandare significa non comprendere il senso più profondo del Padre nostro" (Pietro Stefani, opera citata, pag.58).
Non si prega per ottenere, ma per gridare a Dio il nostro bisogno e la nostra fiducia.
Sorella, fratello.....
La vita ha le sue gioie e le sue lotte, le sue disperazioni e le sue speranze. Noi non abitiamo altrove. Siamo dentro i venti della vita. In questo inizio di millennio, in cui il gemito dei poveri e degli esclusi si fa più forte e i potenti rispondono con le armi e le vecchie logiche mercantili e guerrafondaie e sporcano persino i raggi del sole, non è facile assumere le nostre responsabilità. Mentre le gerarchie cattoliche più reazionarie esercitano una pesante dittatura clericale e i moderati sopportano tutto con disinvolta diplomazia tipicamente ecclesiastica, la speranza vive una stagione difficile.
Pregare e fare la giustizia restano ancora le strade che le scritture d'Israele e le Scritture cristiane ci indicano. Non separiamo queste due rotaie.
Il Dio di Gesù continua a parlare al mondo e a noi e sollecita il nostro colloquio e il nostro impegno.
Franco Barbero