venerdì 29 luglio 2016
LA VEDOVA DI NAIM.
Luca 7,11-17.
In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». 14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». 15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». 17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.
La vedova di Sarepta, in Fenicia, è la vedova più nota della Bibbia. Nel primo libro dei Re si racconta che la morte le aveva portato via l'unico figlio. Un'altra vedova alla quale la morte aveva strappato via l'unico figlio è quella di Naim, paesino situato a sud-est di Nazareth. In Fenicia a compiere il miracolo fu il profeta Elia; a Naim fu Gesù. Questa vittoria della vita sulla morte è frutto della compassione di Elia, Eliseo, di tanti altri profeti, di Gesù.
Questa vittoria della vita sulla morte in Gesù è inseparabile dalla sua divino-umanità.
Ma quale grande mistero è la morte quanto modi di vivere, di capire, di interpretare la fine di questa vita? L'inizio di un'altra? La fine di tutto? L'ingresso in Paradiso? La reincarnazione?
C'è pure la naturalità del morire per rinascere, che pervade tutto il Vangelo. E' questa naturalità del morire che si riferisce una piccola parabola buddista.
In un piccolo villaggio in cui Buddha si trovava a passare con i suoi discepoli un giorno morì un fanciullo. La madre, disperata, si recò da Buddha per supplicarlo di fare quanto era in suo potere per ridarle quell'unico figlio amato. Buddha le disse: " Farò tutto ciò che è in mio potere, ma tu, da parte tua, mi devi portare un seme, raccolto in un campo di una famiglia dove non sia mai morto nessuno".
La donna partì alla ricerca. Andò da tutte le famiglie del paese, ma non poté trovare nessuno che non avesse sperimentato la morte di una persona cara; chi un genitore, chi un fratello, chi un figlio, chi un amico. La morte era passata ovunque, senza fare eccezioni. Mentre procedeva nel suo pellegrinaggio, nel cuore di quella madre prese posto, accanto alla tristezza inconsolabile, la coscienza che il dolore e la morte abitano la realtà senza risparmiare nessuno e che quello era l'unico punto di partenza possibile per riavere suo figlio, anche se ormai lo aveva perso per sempre; accettare il peso che la vita le metteva sulle spalle e sul cuore, portarlo come parte di un peso universale , cosmico, e partire di li per trovare la via che riscatta tuta la sofferenza.
Quella donna, alla fine, ritornò da Buddha senza alcun seme e divenne una sua fedele discepola.
Luigi Berzano - Tempi di Fraternità, Agosto-settembre 2016.