sabato 6 agosto 2016

LA PASIONARIA XENOFOBA E' LA SOLA VINCITRICE

Il ritorno di Pauline. Era questa una delle poche certezze già all'indomani delle elezioni australiane del 2 luglio, il cui incerto risultato lasciava aperte molte domande su chi avrebbe governato il Paese. La coalizione di centrodestra e il Partito Laburista fino alla fine quasi pari, un testa a testa senza precedenti. E infatti la vittoria è stata annunciata dopo oltre una settimana: il governo resta nella mani del premier uscente, il conservatore Malcolm Turnbull, e il primo partito d'opposizione è ancora quello dei laburisti, guidati da Bill Shorten.
Nel pieno della battaglia all'ultimo voto solo Pauline Hanson, 62 anni, cantava vittoria e i media australiani riferivano del suo ritorno in Parlamento, a vent'anni dal suo discorso - era il 1996 - in cui, eletta alla Camera dei Rappresentanti tra le fila dei liberali, dichiarava: «Siamo in pericolo, stiamo per essere sommersi dagli asiatici». Parole che scatenarono polemiche e le diedero fama di pasionaria anti-immigrati, razzista e xenofoba. Ora torna, e stavolta con il partito di estrema destra One Nation.
Nata a Brisbane, due mariti e quattro figli, capelli cortissimi e rossi, ultimamente si era in parte dedicata alla politica locale, nel Parlamento del Queensland, che si trova proprio nella sua città natale, e in parte era rimasta ferma ai box, non eletta. Ma a Canberra o a Brisbane, e perfino senza cariche politiche, ha continuato a lavorare ai fianchi del potere battendo sempre sullo stesso punto dal 1996: al bando gli immigrati e gli islamici. Nel 2006, senza alcun seggio, dichiarò che «gli africani portano le malattie in Australia». Nel 2010 annunciò di volersi trasferire nel Regno Unito. Nick Griffin, allora leader del British National Party, disse che era un'ottima notizia. Ma lei, dopo un lungo periodo in Europa, rientrò in Australia, pentita perché «1a Gran Bretagna è invasa da immigrati e rifugiati».
Adesso che è di nuovo nel Parlamento federale è pronta a presentare un disegno di legge per limitare gli ingressi nel Paese, ben oltre le durissime misure già adottate in questi anni da conservatori e laburisti. Ma fa notizia, anticipa e cavalca un sentimento sempre più diffuso anche nel quinto continente. Tra chi la sostiene e chi la dissacra, tutti aspettano la sua prossima dichiarazione. (simona verrazo)

(IL VENERDI' di Repubblica  22 luglio)