giovedì 25 agosto 2016

"Ma quale papa, per sfidare Renzi alla sinistra serve un team"

ROMA - Un "papa straniero" per guidare la minoranza Pd alla sfida con Renzi? "Ma per carità, il problema è la politica e quelli della sinistra in questi anni non si sono risparmiati nessun errore. Serve un disegno complessivo di società, di sistema, e soprattutto un gruppo dirigente con delle idee", spiega Massimo Cacciari con la consueta franchezza. "I Moro e i Berlinguer nascevano da gruppi dirigenti forti, con delle prospettive chiare. Il carisma va bene ma deve accompagnarsi alle competenze. Altrimenti, se la sinistra si limita alla ricerca di un leader, finisce per scimmiottare Renzi, che ha un'idea carismatica dal Capo, una logica che finisce intrinsecamente per favorire la destra".
Professore, Cuperlo sostiene che all'interno della minoranza c'è un deficit di autorevolezza. Manca un leader.
«Fanno benissimo a cercare! Ma devono cercare una squadra, e farlo in fretta, come si faceva nei vecchi partiti di massa: mettere insieme un gruppo di persone competenti. E dirci cosa pensano davvero del Jobs Act, delle modifiche alla Costituzione che sono necessarie. Finora sono apparsi come quelli della conservazione, al massimo dell'emendamento. Ci sono tante questioni che Renzi neppure affronta, ci dicano cosa vogliono loro».
Sta pensando a una sorta di "dream team" contro Renzi?
«Ma certo, una squadra di almeno dieci persone. Basta vivacchiare. Ho sentito qualche idea interessante da Enrico Rossi, qualche altra dallo stesso Cuperlo. Ma non basta, serve uno sforzo maggiore, scrivano un documento strategico. Renzi rischia di andare a sbattere, e di portarsi dietro il Paese. Dunque mi pare ora di muoversi».
Cuperlo e Rossi potrebbero far parte della squadra?
«Ma certo, con Zingaretti e anche Civati. Serve un mix tra politica e società civile. Basta che taglino il cordone ombelicale con i D'Alema e i Bersani, altrimenti non vanno da nessuna parte».
Anche nelle sue stagioni migliori il centrosinistra si è rivolto a papi stranieri. Come Prodi ad esempio.
«Prodi straniero? Ma non scherziamo. Era intrinseco al sistema dai tempi della Prima repubblica. Oggi si cerca lo straniero, anche nel centrodestra, per la totale assenza di personalità. Ma nei dintorni del Pd un altro Prodi non lo troveranno, non c'è una personalità di quel livello. Per questo l'unica strada è fare un team».
La minoranza potrebbe obiettare che sul sistema istituzionale (Costituzione più Italicum) stanno facendo una forte battaglia.
«È giusto contrastare una deriva leaderistico-plebiscitaria che sta facendo danni in tutta Europa. Ma questa deriva viene da lontano, non la contrasti correggendo l'Italicum. Siamo davanti alla liquidazione di ogni forma autenticamente democratica nell'organizzazione del dibattito politico. Questo fenomeno sta travolgendo tutta la politica europea, sfasciando l'Unione. Su questi temi vorrei sentire delle idee di una nuova sinistra. Altrimenti mi tengo Renzi».
Anche sulla Rai lo scontro è durissimo...
«Ma le pare? Che idee nuove ha la sinistra sulla Rai? Renzi lottizza come hanno fatto tutti i suoi predecessori. La sinistra vuole privatizzarla? Se sono contrari mi dicano un'altra proposta altrettanto radicale. Il vizio della Rai è sistemico. Come le Regioni. Sull'assetto federalistico cosa dicono?».
Renzi sta cercando il Sì di Prodi al referendum. Ci riuscirà?
«Per lui sarebbe molto utile, e credo che alla fine ci riuscirà. Prodi dirà sì per le stesse ragioni di Napolitano, e in fondo anche le mie, anche se la mia è una scelta obtorto collo. In questo quadro, votare No significa mettere un altro sassolino dentro la valanga che rischia di travolgere il Paese, dare un'arma in più a Salvini e compagnia. Non mi pare il caso». (a.c.)

(la Repubblica 13 agosto)