MI PERMETTO DI ODIARVI
Il governo Renzi ha reso obbligatoria la pubblicazione degli stipendi. Novità assoluta.
Il governo Renzi ha reso obbligatoria la pubblicazione degli stipendi. Novità assoluta.
La Rai, infatti, dopo una iniziale adeguamento alla norma voluta da Renzi e varata nel 2014, con l'emissione di un bond da 350 milioni nel 2015 è uscita - come le aziende quotate e gli organi di rilievo costituzionali- dai soggetti che devono sottostare al tetto.
Una novità che rischia di mettere sulla difensiva i vertici di Viale Mazzini, scelti da Renzi ma ormai in rapporti tiepidi con i dem. «Il mio staff guadagna il 15% in meno rispetto ai valori di mercato», spiega il dg Antonio Campo Dall'Orto ai cronisti riuniti nella sala del cda. La stessa sala Orsello dove oggi sarà varata l'operazione trasparenza. «I ruoli apicali in azienda sono sotto la media degli stipendi che ci sono fuori», rincara la presidente Monica Maggioni. Saranno resi noti curriculum e compensi dei dirigenti sopra i 200mila euro l'anno, e dei consulenti sopra gli 80 mila, oltre a quelli dei membri del cda, ai bilanci degli ultimi 5 anni e al contratto di servizio. Campo Dall'Orto parla con enfasi di «D-Day» della Rai, «saremo una casa di vetro, la trasparenza è sorella dell'innovazione e della competenza, per noi questa scelta, prevista dalla riforma Rai del 2015, è una grande opportunità», ripete più volte, come a dire che con questa glasnost sarà più facile rinnovare un'azienda che ha tante incrostazioni. Ma che «non è un carrozzone», precisa Maggioni. Saranno alcune decine i nomi che usciranno in rete, non le star come Fabio Fazio o Bruno Vespa. «I cachet degli artisti non li mette online neppure la Bcc», dicono i vertici, «si rischia di fare un favore alla concorrenza».
Le polemiche però non si fermano, in azienda i nervi sono alle stelle, Di Battista del M5S parla di «stipendi vergognosi », ma nessun partito se la sente di difendere i maxi compensi Rai. Soprattutto quelli degli ex dirigenti "parcheggiati", pagati lautamente ma senza incarico. Dall'Orto allarga le braccia: «C'è un passato impegnativo da gestire, ci stiamo ragionando, l'obiettivo è portare a zero queste situazioni». «Rispetto al passato ci stiamo muovendo per l'efficienza, per evitare che queste situazioni si ripetano. Io applico leggi, non vogliamo arrivare ai licenziamenti, speriamo che la trasparenza ci dia la forza per cambiare le cose». «Non siamo supereroi, la Rai non si cambia in una notte. E neppure in un anno», dicono all'unisono presidente e ad rispondendo anche ai malumori nel Pd.
«Con i contratti a tempo non accadrà più di avere dipendenti che non lavorano », spiega Dall'Orto, che ha utilizzato questa formula per alcuni ingaggi, come Carlo Verdelli e la direttrice di Raitre Daria Bignardi. «Ma il mio staff è a tempo determinato, perché chi deve gestire capitoli come il personale ha bisogno di una prospettiva di lungo periodo». Maggioni schiva le polemiche: «Siamo gli unici in Europa dopo la Bbc a fare un'operazione trasparenza di questa portata. Ma il direttore di un tg deve avere uno stipendio adeguato, altrimenti rischiamo di avere dirigenti di serie B».
Andrea Carugati
(la Repubblica 25 luglio)