giovedì 29 settembre 2016

Il 40% delle infezioni nasce in cucina. Il pasto da casa sfuggirà ai controlli

«Sui controlli avremo le mani legate». A esser preoccupata per «il problema sanitario legato alla liberalizzazione del panino» è Maria Caramelli, direttrice dell'Istituto Zooprofilattico, ente che monitora l'intera filiera agroalimentare di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, e quindi anche le mense. «Negli scorsi anni siamo stati invitati proprio dall'ex assessora Mariagrazia Pellegrino a fare ulteriori controlli, per certificare la qualità del servizio offerto a Torino». Ora questa sentenza ribalta la situazione: «Il 40% delle infezioni alimentari nasce in cucina, a casa nostra. Spesso è dovuto a  una cattiva conservazione dei cibi o ad errori di igiene che causano il proliferate di batteri dannosi, specie per i bambini. Ma nessuno avrà la facoltà di controllare cosa verrà consumato fuori dalla mensa».

Catena del  freddo
«Un panino al prosciutto di per sé è uno degli alimenti più sicuri che si possono preparare, perché il pane ha poca acqua e si conserva anche a temperatura ambiente. I veri problemi nascono se non si rispettano le catene del caldo e del freddo, ovvero se verranno dati ai bambini dei cibi che devono essere conservati in frigo e riscaldati. Per abbattere i batteri patogeni, la minestra, così come un passato di verdure o un piatto di pasta al sugo, deve essere portata almeno a 70°. Un prodotto da frigo va invece tenuto costantemente a quattro gradi: questa è una condizione già difficile a casa, figuriamoci nel trasporto e poi in classe. Sarà quindi necessaria la presenza di un frigo e di un forno; nonché la supervisione di un adulto che controlli sia i prodotti che gli elettrodomestici. Senza queste garanzie, io non darei a mio figlio il baracchino», conclude.

Mense sicure
Nello scorso anno scolastico, da settembre a giugno, l'Istituto Zooprofilattico ha realizzato 742 analisi microbiologiche su 160 campioni, dall'acqua ai piani di lavoro delle mense. Le analisi hanno evidenziato quattro campioni di alimenti non soddisfacenti per la presenza di microrganismi patogeni, con una percentuale del 5,3% sul totale. «Prodotti che nel contesto ufficiale, in fase di distribuzione, sarebbero stati considerati comunque a norma, visto il basso rischio per la salute del consumatore medio», assicura la dottoressa Silvia Gallina, responsabile delle analisi.
Noemi Penna

(La Stampa 14 settembre)