domenica 27 novembre 2016

ESISTIAMO IN RELAZIONE

Il canto o la bestemmia non sono la medesima realtà, ma esprimono una stessa direzione e convinzione; esistiamo in un rapporto.
La preghiera che le Scritture di Israele e le Scritture cristiane ci testimoniano pone fine alla possibile illusione di concepire la vita solo in rapporto a noi stessi  o alle realtà "palpabili". L'io che non si apre al dono di questa relazione muore nella prigionia di se stesso. Si noti che il rapporto con Dio viene vissuto a partire da qualunque situazione. Tutta la vita può situarsi in questo rapporto, non qualche "situazione" privilegiata.
Stare al cospetto di Dio non è sempre "evento spontaneo"; più spesso è dono che Dio ci fa lungo un cammino di impegno  personale e comunitario.
La comunità, specialmente attraverso la preghiera  e la lettura biblica, aiuta le sorelle e i fratelli a "stare al cospetto di Dio".
I profeti e Gesù, su questa strada, ci procedono e ci testimoniano una vita interamente posta davanti a Dio. Non si tratta di ripetercelo ogni mezz'ora, con una meccanica attivazione della memoria; si tratta, piuttosto, di un atteggiamento profondo, che lentamente ci prende il cuore e ci pervade le ossa. Del resto vivere al cospetto di Dio in un mondo in cui Egli gioca a nascondersi e mille realtà spingono a dimenticarLo, rappresenta una sfida non indifferente.
Si legga Genesi 28,10-22. Nella vita quotidiana, che è "la porta del cielo" (v.17), Dio ci regala una scala, una comunicazione tra cielo e terra, tra Lui e noi.
In tempi in cui l'ossessione dell'io si fa sentire con l'enorme vigore, questo orizzonte rivela una sorprendente novità e fecondità. Tutto sta nel lasciarsi far dono di questo "rapporto", nel convertirci o lasciaci convertire a questa creaturalità. 
Un rapporto che non rappresenta nemmeno una traguardo, una conquista, ma resta eminentemente un dono.
Noi, uomini e donne che "conquistano" i cieli, siamo ancora capaci di ricevere, di accogliere con gioia qualcosa che non è un prodotto delle nostre mani?
Una relazione difficile
Eppure dire che noi esistiamo dentro un rapporto, non significa che il nostro stare al cospetto di Dio rappresenti un dato sempre evidente oppure una esperienza fusionale.
Il nostro è "un Dio difficile" e noi siamo "uomini e donne non facili". La preghiera rispetta la natura di questa relazione travagliata, non semplificabile. Tutta la Bibbia, nel suo alternarsi di lacrime e di sorrisi, testimonia questo rapporto "mobile" con Dio; anzi, essa sembra mostrarci che Dio stesso sovente è in difficoltà a vivere in rapporto con l'umanità.
Israele non ha un rapporto facile con Dio.
In uno stupendo libro "Il nome e la domanda" (Piero Stefani, Morcelliana Ed.) si trovano parecchie pagine dedicate al fatto che Dio non ci vuole passivi al Suo cospetto, che la vita talvolta ci caccia in una tragica contesa con Dio, che non è proprio prefigurabile un rapporto con Dio che non conosca le ore del pianto, del dubbio, della tenebra"
Franco Barbero 2001