PALERMO. La tesi delle firme solo copiate rischia di non reggere più. Nella lista del Movimento 5 Stelle per le Comunali 2012 sarebbero state inserite anche altre firme. Alcuni nominativi, con le date di nascita e i documenti d'identità, provenivano dalla lista di chi aveva firmato nei banchetti dei grillini per il referendum sulla privatizzazione dell'acqua. Banchetti e liste di un anno prima.
Una commercialista, convocata nei giorni scorsi dalla Digos, ha spiegato di non avere mai firmato le liste elettorali di M5S: «Quella firma è palesemente falsa, non è sua e lei ricorda di aver firmato solo il referendum sull'acqua», ribadisce il suo avvocato. Nel 2011 la professionista aveva invece firmato nel banchetto per il referendum piazzato davanti al palazzo di giustizia a Palermo. Anche un secondo professionista ha detto di non ricordare di aver firmato per le liste alle comunali.
Questa può essere una svolta nel lavoro della procura, che ha già inserito nel registro degli indagati otto esponenti del Movimento, i due deputati nazionali Riccardo Nuti e Claudia Mannino, due deputati regionali, Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, e quattro attivisti. Agli inquirenti arrivano sempre più nuove conferme su quanto accaduto nel 2012 alla vigilia delle comunali. Dopo la confessione della La Rocca, la prima a collaborare con i magistrati, altri due esponenti hanno raccontato ai pm del grande pasticcio per salvare la lista. Sono due attivisti che quattro anni fa erano in corsa per Palazzo delle Aquile e sono stati anche loro impegnati a ricopiare le 1.400 firme finite al centro dell'indagine. Si tratta di Stefano Paradiso e Giuseppe Ippolito. Il primo era stato convocato solo come persona informata sui fatti ma poi è tomato in procura accompagnato da un avvocato e senza alcuna reticenza ha proseguito il suo racconto. Ippolito si è presentato invece già con un legale e non ha atteso alcuna convocazione.
Lo scandalo sta scuotendo il gruppo M5S all'Assemblea regionale e alla Camera. Ieri dopo la deputata regionale La Rocca si è autosospeso anche il suo collega Ciaccio: «Anche se a oggi non mi è stata notificata nessuna iscrizione nel registro degli indagati, nel rispetto e tutela del progetto politico del Movimento 5 stelle ho presentato la mia autosospensione», dice Ciaccio, seguendo così l'indicazione arrivata direttamente da Beppe Grillo, che ha invitato gli indagati a fare un passo indietro.
Dal gruppo parlamentare alla Camera ieri è stato chiesto anche a Nuti e alla Mannino di autosospendersi, ma loro hanno ribadito di non aver ricevuto alcun atto formale dalla procura e si sono chiusi nel silenzio più assoluto. Nuti oggi era atteso al mini tour di Alessandro Di Battista in Sicilia, ma da Roma hanno fatto sapere che «non ci sarà». Non è poi un caso che tutti i leader nazionali arrivati nell'isola si siano guardati bene dal tenere un comizio a Palermo. Il caos firme false infatti fa paura.
Antonio Fraschilla e Romina Marceca
(la Repubblica 20 novembre)
Una commercialista, convocata nei giorni scorsi dalla Digos, ha spiegato di non avere mai firmato le liste elettorali di M5S: «Quella firma è palesemente falsa, non è sua e lei ricorda di aver firmato solo il referendum sull'acqua», ribadisce il suo avvocato. Nel 2011 la professionista aveva invece firmato nel banchetto per il referendum piazzato davanti al palazzo di giustizia a Palermo. Anche un secondo professionista ha detto di non ricordare di aver firmato per le liste alle comunali.
Questa può essere una svolta nel lavoro della procura, che ha già inserito nel registro degli indagati otto esponenti del Movimento, i due deputati nazionali Riccardo Nuti e Claudia Mannino, due deputati regionali, Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, e quattro attivisti. Agli inquirenti arrivano sempre più nuove conferme su quanto accaduto nel 2012 alla vigilia delle comunali. Dopo la confessione della La Rocca, la prima a collaborare con i magistrati, altri due esponenti hanno raccontato ai pm del grande pasticcio per salvare la lista. Sono due attivisti che quattro anni fa erano in corsa per Palazzo delle Aquile e sono stati anche loro impegnati a ricopiare le 1.400 firme finite al centro dell'indagine. Si tratta di Stefano Paradiso e Giuseppe Ippolito. Il primo era stato convocato solo come persona informata sui fatti ma poi è tomato in procura accompagnato da un avvocato e senza alcuna reticenza ha proseguito il suo racconto. Ippolito si è presentato invece già con un legale e non ha atteso alcuna convocazione.
Lo scandalo sta scuotendo il gruppo M5S all'Assemblea regionale e alla Camera. Ieri dopo la deputata regionale La Rocca si è autosospeso anche il suo collega Ciaccio: «Anche se a oggi non mi è stata notificata nessuna iscrizione nel registro degli indagati, nel rispetto e tutela del progetto politico del Movimento 5 stelle ho presentato la mia autosospensione», dice Ciaccio, seguendo così l'indicazione arrivata direttamente da Beppe Grillo, che ha invitato gli indagati a fare un passo indietro.
Dal gruppo parlamentare alla Camera ieri è stato chiesto anche a Nuti e alla Mannino di autosospendersi, ma loro hanno ribadito di non aver ricevuto alcun atto formale dalla procura e si sono chiusi nel silenzio più assoluto. Nuti oggi era atteso al mini tour di Alessandro Di Battista in Sicilia, ma da Roma hanno fatto sapere che «non ci sarà». Non è poi un caso che tutti i leader nazionali arrivati nell'isola si siano guardati bene dal tenere un comizio a Palermo. Il caos firme false infatti fa paura.
Antonio Fraschilla e Romina Marceca
(la Repubblica 20 novembre)