martedì 24 gennaio 2017

La prima volta della Cina a Davos. Xi spinge sulla globalizzazione

La lista di presenti e assenti al World Economic Forum di Davos quest'anno spiega meglio di molte analisi cosa accade agli equilibri mondiali. Fra le Alpi svizzere non ci sarà nessun membro «ufficiale» della nuova amministrazione americana: Donald Trump non vuole deludere le aspettative dell'americano medio. Cosa penserebbe se nella settimana del solenne giuramento alla Casa Bianca (venerdì) spedisse fra i potenti della Terra uno dei suoi? Alcuni di loro sono di casa a Davos, come Gary Cohn, già... Cohn, già presidente di Goldman Sachs e ora capo del National economic council. In compenso a Davos ci sarà - ed è la prima volta nella storia - il presidente cinese Xi Jimping. Il messaggio di Xi sarà specularmente opposto a quello di Trump: se quest'ultimo non fa che parlare di «America first», il leader cinese vuole la «globalizzazione inclusiva». Pechino è preoccupata per i venti populisti che spirano ad Occidente e Trump è in cima ai pensieri: promette la fine della Trans Pacific Partnership firmata da Obama e pesanti dazi. «Il protezionismo commerciale porterà all'auto-isolazionismo, e questo non è interesse di alcuno», spiegava pochi giorni fa il viceministro degli Esteri, Li Badong nel briefing con la stampa. La Cina di Xi oggi è il contrario dell'America di Trump: fa pesare la sua presenza al Fondo monetario, lancia iniziative bilaterali, sogna una nuova via della seta e fonda una banca pubblica per gli investimenti (la Asian Investment Bank) in cui ha coinvolto Italia e Germania. Insomma nell'era delle ideologie rovesciate, da un lato sembra esserci un ricco presidente americano paladino dell'isolazionismo, dall'altra un leader comunista cinese difensore del commercio globale.
Eppure la storia insegna che non bisogna fermarsi a osservare i messaggi in superficie. Del resto le prime mosse di Trump dimostrano chiaramente che l'uomo è più pragmatico delle apparenze. Così, se dalla lista dei membri ufficiali della squadra di governo si passa a quella degli «unofficial», si scopre che Trump a Davos ci sarà eccome. Nella lista degli invitati spiccano due nomi, entrambi influenti membri del «transition team» del neopresidente: una è Rebekah Mercer; consigliere politico del presidente, figlia del finanziere Robert e, secondo Politico, oggi la donna più influente dei Repubblicani. L'altro nome di spicco è l'italoamericano Anthony Scaramucci, partner del fondo di investimento SkyBridge Capital e vecchia conoscenza del Forum svizzero.

(La Stampa 16 gennaio)