sabato 18 febbraio 2017

Alcuni anniversari importanti del 2017

Quest'anno si ricorda la conclusione del GRANDE SCISMA D'OCCIDENTE (1417), l'inizio della "protesta" di MARTIN LUTERO (1517) e l'avvio in Russia della grande RIVOLUZIONE D'OTTOBRE (1917).


Ogni nuovo anno che inizia rinvia al centenario, o pluricentenario, di eventi passati, importanti per il proprio paese, per l'Europa, per il mondo, per le religioni. La segnalazione di questi "linkages" è soggettiva e, tuttavia, alcuni di essi si impongono, perché furono uno spartiacque tra un "prima" e un "dopo". In questo scandaglio ci piace segnalare il 1417, il 1517, e il 1917.

Il Grande scisma d'Occidente. Alla morte di Gregorio XI, nel 1378, un contrasto tra cardinali portò a eleggere due successori, ciascuno dei quali considerava l'altro antipapa: il "romano", Urbano VI, e un avignonese", Clemente VII. S'avviò così il Grande scisma d'Occidente. Sperando di porre fine alla drammatica situazione che, oltre la Chiesa, vedeva divisa l'Europa politica, nel 1409 fu convocato un Concilio a Pisa, ove, deposti i due papi contendenti, ne fu eletto uno - Alessandro V - che doveva regnare da solo. Ma il "romano" Gregorio XII e l'"avignonese" Benedetto XIII respinsero la decisione: si ebbero così tre papi in contemporanea. Nel 1410, morto Alessandro, fu eletto suo successore Giovanni XXIII, da molti ritenuto il "vero" papa. Questi, spinto dall'imperatore Sigismondo, convocò un Concilio a Costanza (Germania). Iniziata nel 1414, l'Assemblea l'anno seguente proclamò il Concilio, in materia di fede e di autorità, superiore anche al papa; dimissionò i tre papi; poi l'11 novembre 1417 elesse pontefice il cardinale Oddone Colonna, Martino V, che tutta la Chiesa latina, e l'intera l'Europa, considerarono il vero ed unico papa. Si concludeva così il Grande scisma d'Occidente.
É impensabile, nell'attuale situazione ecclesiale, un conflitto analogo. Tuttavia, malgrado la siderale distanza di oggi da quel periodo, sarebbe proficua, a sei secoli da Costanza, una ponderata riflessione storica e teologica su quell'evento. Esso insegna che, di fronte a problemi giganteschi e inediti, la Chiesa cattolica sa che il rimedio è un Concilio. Lo fu allora; perché non potrebbe esserlo anche oggi?

La protesta di Lutero. Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero fece affiggere sulla porta della chiesa del Castello di Wittenberg le sue 95 tesi contro il traffico delle indulgenze. Da allora, si aprì con Roma un aspro contrasto che infine, con la Confessio augustana del 1530, portò alla nascita della Chiesa evangelica. Il 31 ottobre scorso, a 499 anni da quel primo evento, papa Francesco è stato a Lund, in Svezia, per commemorare, insieme con la Federazione luterana mondiale, i 500 della Riforma (vedi Confronti 12/2016). Oltre che il dovere del ricordo di quanto accadde allora, non sarebbe giunto il momento, nelle Chiese evangeliche e in quella romana, di qualche concreto gesto teologicamente ed ecclesialmente audace per rendere vivo, in un tempo culturalmente diversissimo da allora, il buon seme seminato?

La rivoluzione sovietica. Il 25 ottobre del 1917 (in Russia vigeva il calendario giuliano; ma in Europa occidentale, con quello gregoriano, era già il 7 novembre) a Pietrogrado scoppiò la rivoluzione sovietica, guidata da Lenin che, riuscendo nel suo intento, prenderà infine il potere, e il 30 dicembre 1922 porterà poi alla creazione dell'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche. Quegli accadimenti non toccarono solo il paese (i paesi) ove si verificarono, ma coinvolsero il pianeta. Sappiamo della spietatezza dello stalinismo; della Seconda guerra mondiale, quando l'alleanza dell'Urss con gli occidentali fu decisiva per battere Hitler; di Khrusciov e di Brezhnev; della "perestrojka" di Gorbaciov, della pacifica insurrezione dell'Europa orientale, del collasso dell'Unione nel 1991... e dell'arrivo, poi, della "nuova" Russia, e di Putin. Riflettere su quanto accadde un secolo fa, sulla rivoluzione comunista e il suo esito, ci pare appuntamento da non perdere.
Tanta carne al fuoco, dunque, in questo 2017. Oltre che del passato, dovremo - certo! - occuparci del presente, in Italia e nel mondo, e quindi di speranze deluse, di nodi geopolitici e sociali difficili da sciogliere, di traguardi raggiunti. Lo faremo insieme. Buon anno!
Luigi Sandri

(Confronti, gennaio 1017)