sabato 18 febbraio 2017

Sinistra italiana parte con una scissione

Roma. Fuori da Sinistra italiana, verso il Campo progressista di Giuliano Pisapia. Un pezzo del partito nato dalle ceneri di Sel potrebbe non presentarsi al congresso fondativo di Rimini, il 17 febbraio. Il capogruppo di Si alla Camera Arturo Scotto, dopo aver rinunciato alla corsa per la segreteria, domani riunisce i suoi all'Ambra Jovinelli di Roma. L'iniziativa si chiama "SiApre", e il nome dice già tutto. L'idea di una Sinistra italiana chiusa e non dialogante con il progetto di Pisapia e con un Pd molto in divenire non piace a Scotto e a chi sosteneva la sua mozione. «Eravamo quasi al 50 per cento», assicura chi è con lui. Mentre si parla di 16 parlamentari che molto probabilmente (salvo cambi di rotta improvvisi di Nichi Vendola e Nicola Fratoianni) abbandoneranno la strada segnata dall'ex governatore della Puglia e dagli ex pd Stefano Fassina e Alfredo D'Attorre.
Scotto è attento a non rivelare le prossime mosse, ma chiede: «In un momento in cui a sinistra tutto si muove, con D'Alema e Bersani dentro il Partito democratico, con il Campo progressista di Giuliano Pisapia appena lanciato e la Cgil a lavoro per il referendum sui voucher Sinistra italiana che fa? Si blinda? Non si pone il problema di trovare un'alternativa ai 5 Stelle e alla destra archiviando la stagione della terza via di Matteo Renzi?».
Per Scotto, Pd non significa Renzi. É questo che più lo distanzia da Vendola e Fratoianni (il compagno di partito che tra una settimana sarà incoronato segretario di Si). Il centrosinistra non può essere fatto con il suo killer - spiega - ma Renzi è una pagina archiviata. I suoi sono i colpi di coda di una stagione declinante. Ed è soprattutto a lui che conviene una separazione consensuale a sinistra». Per rompere questo gioco, Scotto e i suoi sono pronti a uscire dal partito. In molti hanno già disertato le assemblee territoriali. Considerano il congresso irregolare e il progetto Sinistra italiana «non contendibile», infiltrato da «virus pericolosi sul tesseramento» («C'è qualcosa di strano se a Roma c'era un seggio e a Firenze sette» ). L'approdo naturale è il Campo progressista di Pisapia. «Dobbiamo intenderci su un punto, la discontinuità netta con Renzi e le sue politiche - dice ancora Scotto - ma penso che quello dell'ex sindaco di Milano sia un progetto ambizioso con cui occorra interloquire».
Annalisa Cuzzocrea

(la Repubblica 11 febbraio)