martedì 11 luglio 2017

STATI UNITI:
PER LA PRIMA VOLTA, UN VESCOVO AL SIMPOSIO DEI CATTOLICI LGBT


CHICAGO-ADISTA. «Non credo alle mie orecchie»: così ha commentato Francis DeBernardo, direttore di New Ways Ministry, il più importante organismo cattolico che negli Stati Uniti si occupa di diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender, l'intervento tenuto all'ottavo simposio annuale dal vescovo di Lexington (Kentucky) mons. John Stowe. È la prima volta, infatti, che un vescovo ha partecipato a un incontro di questo movimento, da sempre ai margini del panorama ecclesiale istituzionale degli Usa (i suoi fondatori, suor Jeannine Gramick e p. Robert Nugent, finirono nel 1999 nel mirino delle autorità ecclesiastiche ricevendo dal Vaticano l'ordine - eluso - di abbandonare questo ministero e nel 2000 furono addirittura convocati a Roma, v. Adista nn. 62, 63, 68 e 74/99, 45/00).
Religioso francescano, vescovo nel Kentucky da meno di due anni, mons. Stowe si è mostrato assolutamente a suo agio al simposio del movimento cattolico arcobaleno, svoltosi a Chicago dal 28 al 30 aprile scorso sul tema "Giustizia e misericordia si baceranno: i cattolici Lgbt nell'epoca di papa Francesco". «New Ways Ministry mi ha voluto qui», ha detto in un'intervista al settimanale cattolico National Catholic Reporter (4/5), aggiungendo di aver sempre ammirato l'impegno dell'organismo nel confronti delle persone Lgbt.
Stowe, nella sua omelia pronunciata nel corso di una celebrazione di preghiera in apertura all'incontro, ha affermato di essere onorato di «spalancare la Parola di Dio» insieme ai 300 partecipanti, nonché di ammirare coloro che hanno vissuto «una vita di fede in una Chiesa che non è stata sempre accogliente e che non ha apprezzato» loro e il loro valore. Come pastore, ha spiegato, ha bisogno di sentire le loro voci e prendere sul serio la loro esperienza, poiché la presenza dei cattolici Lgbt è stata per lui fonte di ispirazione. Essi hanno infatti dimostrato di essere «una preziosa espressione della misericordia» nel loro appello ad una Chiesa «che fosse più inclusiva e simile a Gesù, nonostante abbiano avuto tanti motivi per andarsene».
«Secondo il nostro abituale modo di pensare - ha proseguito, secondo quanto si legge sul Ncr - giustizia e misericordia sono incompatibili», ma papa Francesco ha chiesto ai cattolici di individuare nuove strade per lavorare insieme, di aprire nuove opportunità e di non essere giudicanti: «Tutti abbiamo bisogno della misericordia; è il bisogno di conversione nel comportamento sia per la Chiesa istituzionale che per i suoi membri».
Un tema scottante è stato quello degli impiegati ecclesiali licenziati a causa della loro identità sessuale; la Chiesa, ha detto Stowe, deve essere coerente e non discriminare: «Dobbiamo custodire la nostra tradizione e la nostra integrità di Chiesa; rischiamo di contraddirci se vogliamo che i nostri dipendenti vivano secondo l'insegnamento della Chiesa e poi noi, come istituzione, non viviamo secondo quegli stessi principi, che rifiutano da sempre qualsiasi tipo di discriminazione». La Chiesa, dunque, deve trovare il modo di difendere la liberta religiosa «Senza violare i diritti umani di nessuno». D'altronde, la dottrina sociale della Chiesa ha sempre difeso la dignità di ogni essere umano e quella dignità «è molto più importante della tutela delle nostre istituzioni». Il timore, condiviso dalla leadership dei vescovi Usa, è che la giurisprudenza e i provvedimenti legislativi attuali vadano in un'altra direzione, ma resta il fatto, gravissimo, che la Chiesa ha allontanato «un'intera generazione».
Raccontando degli incontri avuti con gli adolescenti della diocesi, il vescovo ha affermato di aver cercato di trasmettere il messaggio che la discriminazione porta alla disumanizzazione, spesso espressa in bullismo, abuso, violenza e a volte anche morte. E a proposito della sua lettura della morale cristiana, il valore infinito dell'essere umano «è il punto di riferimento e il fondamento per determinare la moralità di un dato atto o di una questione. La morale cristiana si preoccupa di più del benessere e della dignità della persona che di regole, norme o comandamenti. Gesù lo insegna in diverse occasioni».
Ludovica Eugenio

(Adista, 20 maggio)