lunedì 21 agosto 2017

Il vescovo promuove la moschea "Opera giusta per i musulmani"

Dopo le esternazioni e le frasi offensive sulla costruzione della moschea che il consigliere leghista Gualtiero Caffaratto aveva affidato a Facebook, era intervenuto il vescovo (quasi emerito) Pier Giorgio Debernardi: «Ogni espressione religiosa, degna di questo nome, deve avere uno spazio ove poter pubblicamente manifestare la propria fede. Non dimentichiamo che la costruzione di un luogo di culto è la condizione per l'esercizio della libertà religiosa. A questo riguardo c'è una sentenza della Corte Costituzionale del 1995, la numero 195».  

Nuovi spazi
La comunità islamica ha già un luogo di culto in corso Torino ma è troppo piccolo: a Pinerolo sono circa 600 gli islamici che hanno deciso di autotassarsi per comprare il vecchio capannone industriale dismesso, in via Juvarra, da ristrutturare e adibire a centro culturale, con aule per insegnare l'arabo ai bambini, la moschea e un piccolo alloggio da destinare, quando ci sarà, all'imam. Costo dell'opera, per la quale è stato anche stipulato un mutuo, di 280 mila euro.
Il consigliere leghista aveva sollevato la questione nell'ultimo Consiglio comunale sotto il profilo tecnico: «Come è possibile che gli atti relativi ai lavori, e molti ancora mancano, sono intestati ad una macelleria? Dietro a questa moschea infatti c'è una società che si occupa della lavorazione delle carni». Ma a sollevare, da parte dei consiglieri 5 Stelle, una netta presa di posizione erano state piuttosto le frasi che Caffaratto aveva postato sul suo profilo facebook dove si leggeva: «Che ne dite se organizziamo una bella festa inaugurale alla nuova moschea con costinata, passeggiata di maiali al guinzaglio e magari una montagna di "ed drugia ed crin"?» E in un altro post sui controlli e sui permessi concludeva dicendo: «Faremo le barricate: questa per me è guerra».

«Offese inutili»
Ma il vescovo osserva: «Invito tutti a crescere in "umanità". Le parole offensive minano i rapporti tra le persone, impediscono di giungere a leggere la storia con gli occhi della speranza e chiudono il cuore di fronte alle sofferenze di tanti immigrati». Poi monsignor Debernardi aveva rivolto un invito all'amministrazione comunale: per garantire alla comunità musulmana «un edificio sufficientemente ampio, aperto e integrato nella vita della città, non fermandosi davanti a ostacoli che solo una miopia storica, la paura del diverso e un egoismo scandaloso possono frapporre». E aggiunge: «Certo, in Italia manca ancora un'intesa dell'Islam con lo Stato. Ma questo non può rallentare né impedire che una comunità abbia un luogo ove incontrarsi per pregare e imparare a vivere i valori della propria cultura».
E, rivolto ai numerosi marocchini e tunisini che abitano in città, conclude: «Conosco quanto sta a cuore alla comunità musulmana di Pinerolo la ristrutturazione dell'edificio. Auguro che i lavori possano giungere presto a buon fine per poter così disporre di un luogo in cui ritrovare la propria identità e continuare il dialogo, la collaborazione e soprattutto l'amicizia con tutte le persone e le Istituzioni presenti nel nostro territorio.
Antonio Giaimo

(La Stampa 9 agosto)